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A Padova l’inaugurazione ufficiale del Veneto Festival 2018

Insieme a “I Solisti Veneti” si esibirà un cast vocale di rilievo mondiale

di Ludovica Vavalà

PADOVA - L´inaugurazione ufficiale del Veneto Festival 2018 47esimo Festival Internazionale "Giuseppe Tartini"  si terrà a Padova il 18 maggio alle ore 21.00 nella Chiesa degli Eremitani.  Insieme a “I Solisti Veneti” si esibirà un cast vocale di rilievo mondiale che vanta i nomi di Anna Dennis, soprano; Diletta Scandiuzzi, mezzosoprano; Aldo Caputo, tenore e il basso Giovanni Furlanetto, accompagnati dal formidabile “Coro da Camera di Mosca” diretto da Vladimir Minin.

IL PROGRAMMA - Il programma affida alla bacchetta di Claudio Scimone, nel centocinquantesimo anniversario della morte di Gioacchino Rossini, il massimo capolavoro sacro con orchestra sinfonica del compositore pesarese: lo “Stabat Mater” per soli, coro e orchestra (l'altro grande capolavoro sacro, la "Petite Messe Solennelle" avendo nella stesura originale l'accompagnamento di soltanto due pianoforti e un armonium).

IL RAPPORTO - Il rapporto di Rossini con lo stupendo testo di Jacopone da Todi ha avuto inizio dalla  profonda ammirazione da parte del compositore per lo "Stabat Mater"  di Pergolesi. Rossini affermava di non avere mai ammirato maggiormente alcuna pagina musicale e di non poter frenare le lacrime all'ascolto di quell'opera sublime. E infatti lo "Stabat" rossiniano si apre proprio, dopo alcune battute, con la citazione del "Quis est homo"  dell'opera pergolesiana che (trasformato ritmicamente da binario in ternario) diventa da Rossini la frase "Stabat Mater dolorosa". Lo "Stabat Mater" nasce dopo il misterioso e periodo di silenzio che segue l'ultimo, grandioso capolavoro operistico rossiniano, il “Guglielmo Tell” (1829): misterioso, certo, perché Rossini stesso confida a Max Maria von Weber in una lettera del 1865 “Scrivo, non posso farne a meno”.

IL LAVORO - Il lavoro di comporre uno “Stabat Mater” fu accettato da Rossini solo in nome dell’amicizia che stringeva il musicista al banchiere Aguado che non poco insistette affinché Rossini accogliesse l’invito rivoltogli dal ricco prelato madrileno Don Manuel Fernandez Varela a comporre uno “Stabat” per la propria cappella privata. Rossini, intimamente, non era all'inizio propenso a musicare il suggestivo testo medievale, soprattutto per l’ammirazione che nutriva per l’insuperabile veste musicale conferitagli da Pergolesi ed anche per alcuni noiosi problemi fisici che lo costrinsero poi ad interrompere il lavoro , tuttavia si pose all’opera nel 1832 elaborandone una prima versione che copriva circa metà dell'opera, comprendente 6 numeri , l'1 e poi   dal 5 a 9 e  affidando poi la composizione degli altri a un compositore di nome Tadolini per accontentare il Varela. Per reagire poi ad una non autorizzata pubblicazione di quest'opera composita col suo nome, Rossini fu spinto ad una azione legale ma anche a riprendere la composizione e a completarla.

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