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A Treviso, “I Solisti Veneti” la formazione de “I Musici Veneti”

A Treviso, “I Solisti Veneti” la formazione de “I Musici Veneti”

Un programma che vanta come protagoniste alcune tra le più suggestive pagine della letteratura musicale

di Silvia de Mari

TREVISO - A Treviso, martedì 14 luglio alle ore 21.00, nella suggestiva Chiesa di Santa Caterina, “I Solisti Veneti” propongono al pubblico una serata musicale che vede protagonista la formazione de “I Musici Veneti” composto dalle prime parti dell’orchestra e dedicata a Ludwig van Beethoven. Un programma che vanta come protagoniste alcune tra le più suggestive pagine della letteratura musicale e che rivelano volti inediti e inattesi del compositore del quale quest’anno ricorre il 250º anniversario dalla nascita.

IL COMPOSITORE - E se il compositore è noto al pubblico per la granitica imponenza delle sue grandi opere orchestrali, in questa occasione verranno invece eseguite tre rarità del catalogo beethoveniano che rivelano, grazie a inattesi colori e raffinatezze, il territorio privilegiato della sua più ardita –e talora profetica– sperimentazione armonica e formale.

IL TRIO - È proprio il caso dei tre Duetti per clarinetto e fagotto, scritti nel 1792 da un Beethoven ventiduenne e pubblicati a Parigi tra il 1810 e il 1815 i quali si inscrivono in un preciso momento dell’evoluzione estetica di Beethoven. La loro forma testimonia la presa di coscienza, e padronanza, di quei modelli musicali classici nei quali il compositore avrebbe in futuro racchiuso tutta la propria potenza creativa e innovativa, senza tuttavia mai scardinarli. Ad aprire il concerto del 14 luglio sarà il primo di questi tre duetti: il n. 1 in do maggiore.

LA MUSICA - Nel brano successivo, databile al 1796-97, Beethoven ci sorprende con un inedito senso dell’humour. La ritrattistica dell’epoca ce lo dipinge perennemente imbronciato, con viso severo e occhi penetranti, che quasi intimidiscono da sotto una capigliatura scarmigliata; mentre le caricature del tempo lo ritraggono passeggiare per Vienna avvolto in una severa redingote nera, con le mani dietro la schiena, chino in riflessioni filosofiche ed esistenziali. Eppure, questo brano è pregno di autoironia. Il duetto per viola e violoncello “per due paia di occhiali obbligati” lo scrisse per sé - Beethoven che presto sarebbe diventato sordo soffriva infatti anche di problemi di vista - e per l’amico Nikolaus Zmeskal, l’amico violoncellista che dal compositore viene dileggiato quale dilettante. Grazie a questo brano scopriamo che Beethoven non suonava solo il pianoforte, ma era anche eccellente violista.

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