ROMA – Il 23 gennaio 1978 ha segnato una svolta epocale per l’ambito green. La Svezia, infatti, da questa data ha messo al bando le bombolette spray. È stata la prima nazione al mondo ad assumere un simile provvedimento nei confronti di un prodotto che, da tempo, è sospettato di essere una delle cause del peggioramento delle condizioni dello strato di ozono che protegge l’atmosfera terrestre.
IL DANNO – Ancora oggi – molto più che nel 1978, purtroppo – si sente parlare di come spray (e non solo) contribuiscano a danneggiare lo strato di ozono. Ma come accade tutto ciò? Le bombolette spray, presenti nell’uso comune di milioni di persone, utilizzano come propellente gassoso i clorofluorocarburi (CFC), il cui accumulo nell’atmosfera provocherebbe reazioni con effetti distruttivi sullo scudo che protegge il nostro pianeta dalle pericolose radiazioni solari.
LO STUDIO – I primi a segnalare la relazione tra i clorofluorocarburi e l’assottigliamento dello strato di ozono sono stati i due ricercatori Mario Molina e Sherwood Rowland, che hanno osservato come la radiazione solare inneschi reazioni fotochimiche che coinvolgono l’ozono, riducendone la concentrazione.
I CLOROFLUOROCARBURI – Questi composti del carbonio, inventati negli anni ’20, contengono al loro interno cloro e fluoro. Ininfiammabili ed atossici, hanno un’alta stabilità chimica e sono relativamente economici rispetto ai prodotti alternativi. L’iniziativa della Svezia nel 1978 fu la prima di una lunga serie, che tentò di limitarne l’uso e che porteranno gran parte dei paesi industrializzati a sottoscrivere il Protocollo di Montréal, il trattato internazionale volto a ridurre la produzione e l'uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono. Firmato il 16 settembre 1987, è entrato in vigore il 1º gennaio 1989.
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