ZURIGO - Il Politecnico di Zurigo in collaborazione con l'israeliano Erlich Lab è arrivato al Dna delle cose: sono oggetti che possono contenere le istruzioni che permettono di riprodurli. Il coordinatore dello studio, Robert Grass, ha detto: «Possiamo integrare le istruzioni di stampa in 3D in un oggetto, in modo che anche dopo decenni o secoli sia possibile recuperarle».
IL COMMENTO - Marinella Levi, fondatrice del primo laboratorio di stampa in 3D del Politecnico di Milano, ha commentato: «E' una bella idea perché usa tecniche già note in modo nuovo. Il Dna - ha aggiunto - può infatti racchiudere un'estrema varietà di informazioni. La tecnica ha però dei limiti perché mancano sistemi diffusi per l'estrazione e lettura del Dna e si può usare solo con plastiche che non raggiungono alte temperature durante la produzione».
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
Leggi l'EditorialeQuesto sondaggio è chiuso.