ROMA – Da poco più di un anno, con la diffusione del virus SARS-CoV-2, la popolazione mondiale si è ritrovata ad affrontare situazioni che prima di allora aveva potuto vedere solo nei film. Le misure di sicurezza messe in atto per combattere il contagio si sono rivelate, sebbene per alcuni aspetti necessarie, un ulteriore carico da sopportare. Il terrore del contagio, il virus che poteva portare a conseguenze sconosciute ed avere effetti in alcuni casi fatali, si sono sommati all’obbligo di portare la mascherina, di utilizzare guanti, igienizzare sempre le mani, la distanza di sicurezza e per finire l’isolamento sociale durante il lockdown.
IL SACRIFICIO - Un sacrificio che forse inizialmente ci è sembrato un piccolo prezzo da pagare per poter riscattare la libertà e sopravvivere, si è dimostrato però purtroppo non sufficiente a debellare il virus. Non avevamo idea di quanto questa cosa si sarebbe protratta nel tempo e che oggi, a distanza di più di un anno dal primo lockdown, ci saremmo ritrovati a temere ancora il contatto fisico con l’altro.
IL COMMENTO - Gianni Lanari, psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” afferma che “il contatto fisico ha diversi effetti positivi per ogni persona. Toccare ed essere toccati è fondamentale, in questo momento invece il corpo dell’altro ci è stato proibito, l’abbiamo cominciato a vedere come pericoloso, possibile veicolo di virus. Durante l’isolamento abbiamo dovuto inventare nuovi metodi per sentirci “vicini”; ricordiamo con malinconico piacere il famoso inno d’Italia cantato dai balconi e i “ce la faremo”.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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