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Bologna, da LGBT+ a rifugiati, tutti modelli per una moda inclusiva

Bologna, da LGBT+ a rifugiati, tutti modelli per una moda inclusiva

Progetto mostra la bellezza anche con corpi "non conformi"

di Alessia Salmoni

BOLOGNA - Un progetto per sensibilizzare alla bellezza dei corpi e a una moda più sostenibile e vicina a tutti e tutte. Si chiama #BodySlow ed è l'iniziativa lanciata dall'associazione Iam - Intersectionalities and more, insieme all'atelier Vicini d'istanti, che aiuta l'ingresso nel mondo del lavoro di richiedenti asilo e rifugiati. Insieme, le due realtà hanno ideato un marsupio fatto di un tessuto tipico africano, il bogolan, dipinto a mano in Senegal: il marsupio diventa il protagonista di una serie di scatti fotografici con modelli e modelle anticonvenzionali, che hanno posato per portare la propria riflessione personale sul tema del corpo e del rapporto con la propria immagine di sé. "Il progetto è dedicato alla body positivity: il messaggio è che tutti i modelli e le modelle sono molto diversi, e ugualmente belli- spiega Stella Ferretti, referente del progetto per l'associazione Iam, che si occupa di intersezionalità e di minoranze, con uno specifico focus sui temi Lgbt+ e di genere-. Con #BodySlow vogliamo affermare il diritto di tutte e tutti di stare bene con il proprio corpo: rompiamo con tutte le convenzioni, e facciamo capire che la bellezza sta da tutte le parti. Vogliamo valorizzazione la diversità, perché proprio la diversità è ciò che rende unici".

I MODELLI - I modelli, che per lo shooting indossano i vestiti di Vicini d'istanti, sono persone che gravitano intorno all'associazione Iam: migranti, persone omosessuali o transessuali, attivisti, ma anche persone il cui corpo non è conforme alle norme. Il ricavato, oltre a coprire le spese vive per la creazione dei marsupi, sosterrà i progetti delle due associazioni, tra cui gli sportelli e i progetti di supporto per persone migranti, senior e con disabilità Lgbt+. Tra le modelle c'è Francesca Papini, che nel suo messaggio che accompagna le foto dello shooting afferma: "Sono scritta in corpo grande perché si prenda posto tra le righe, ché è lì, nello spazio vuoto, che avviene l'incontro. Un corpo vasto che accoglie e attutisce i colpi, che c'è perché lo vedi, che ama perché ti abbraccia". E poi Binta Sene, di origini senegalesi: "Negli ultimi due anni è migliorato il rapporto con il mio corpo perché ho scoperto un nuovo mondo, cioè la corsa. È diventata la mia attività principale che mi sta aiutando a restare in forma, sia a livello mentale sia fisico. Il mio corpo mi sta dando molte soddisfazioni, amo molto le mie curve e le mie misure: c'è un forte legame con la mia testa e la mia anima e ciò mi rende felice". Anche Michele Degli Esposti, volontario dell'associazione Plus, che si occupa di salute sessuale, Hiv e temi Lgbt+, ha posato e ha detto, rispetto al suo rapporto con il corpo che cambia, nelle forme e nei colori: "Accettare il passare del tempo, rileggendo le cicatrici, e imparare ad accoglierle dando loro un nuovo valore. Questo è (fin qui) il mio cammino, in costante variabile equilibrio fra mente, anima e corpo".

IL DIRITTO DI STARE BENE - Francesca, Binta, Michele, ma anche lara, Clara, Gaia, Andrea e tanti altri che hanno deciso di mettere a disposizione del progetto la propria immagine. "È proprio a partire dall'intersezionalità che possono nascere nuovi diritti per tutte e tutti- conclude Stella Ferretti-. Tutti hanno il diritto di stare bene, indipendentemente dal loro aspetto fisico, e indipendentemente dagli stereotipi che li colpiscono".

 

FONTE: Agenzia Dire

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