ROMA – Si completerà stasera il turno della 22ª giornata di Serie A Tim 2021/2022. Bologna-Napoli, Milan-Spezia (entrambe alle ore 18:30) e Fiorentina-Genoa (con calcio d’inizio alle ore 20:45) andranno a chiudere il primo turno con spettatori contingentanti allo stadio del 2022.
Nei weekend dal 15 al 17 gennaio e dal 21 al 23 gennaio, infatti, sarà consentita la presenza di 5.000 spettatori negli stadi, come deciso dalla Lega Calcio di Serie A nella riunione straordinaria tenutasi l’8 gennaio 2022. Decisione presa per far fronte – su pressione del Governo Draghi – all’aumento dei contagi da Covid-19 in Italia.
Nelle partite che si sono tenute nel weekend appena concluso si è quindi tornati a respirare, almeno in parte, l’atmosfera triste e malinconica degli stadi (semi)vuoti. Il pensiero non può che andare al campionato passato, dove le squadre scendevano in campo con gli spalti totalmente spogli di colore, tifo e calore. La situazione rimarrà così anche nel prossimo turno di campionato, ovvero la 23ª giornata di Serie A in programma dal 21 al 23 gennaio. Ci sarà poi modo di riaggiornarsi successivamente sulla faccenda, per prendere nuovi provvedimenti da attuare dopo la sosta di fine gennaio.
Ma oltre all’aspetto legato alla tristezza di uno stadio vuoto, le ripercussioni – seppur minime, per ora – si avranno in più campi, soprattutto quello degli introiti per le società. Il provvedimento attuato, infatti, va a colpire i bilanci delle squadre, già ampiamente frastornate dal Covid nell’anno passato. In più, la scelta di stabilire l’ingresso di un numero fisso (5.000) di tifosi, appare quanto mai discriminatoria.
Gli stadi della nostra Serie A, infatti, variano tra di loro per la capienza massima. Si può passare infatti dagli oltre 50.000 (in tempi normali) di San Siro, Olimpico e Diego Armando Maradona, fino ad arrivare ai poco più di 10.000 del Pier Luigi Penzo o dell’Alberto Picco.
Tali numeri, come sappiamo, erano stati già dimezzati da inizio stagione, con la capienza ridotta al 50%. Ora si è arrivati, almeno momentaneamente, a 5.000 posti. Prendendo in analisi i quattro stadi più piccoli della nostra Serie A (Pier Luigi Penzo di Venezia, Carlo Castellani di Empoli, Unipol Domus di Cagliari e Alberto Picco di La Spezia) si potrà notare come la capienza imposta dalla Lega Calcio non sia altro che lo stesso numero (o giù di lì) già raggiunto dagli impianti in questione con ingresso dei tifosi al 50%.
GLI STADI PIU’ PICCOLI DELLA SERIE A
Le società più colpite, quindi, saranno quelle che disputano le proprie partite interni in stadi con capienza massima – basti pensare a Milan ed Inter (San Siro), Roma e Lazio (Olimpico), Napoli (Diego Armando Maradona) o Juventus (Allianz Stadium) – che si sono viste anche costrette, in alcuni casi, a dover respingere ai tornelli tifosi che avevano sottoscritto degli abbonamenti. Un provvedimento che avrebbe calcolato la capienza massima con una percentuale uguale per tutti (al di sotto del 50%, ovviamente), forse avrebbe reso più giustizia all’equità tanto ricercata nel mondo sportivo.
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