ROMA - "Viene il dubbio che al Ministero della Giustizia non si abbia troppa contezza delle scelte fatte". Con queste parole Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle Donne Marocchine in Italia-ACMID e già parlamentare della Repubblica, commenta la scelta del Ministro Bonafede di affidare all'UCOII (Unione delle comunità islamiche d'Italia), da sempre vicina a gruppi fondamentalisti, la responsabilità di organizzare corsi per imam finalizzati a dare assistenza spirituale in carcere ai detenuti di origine islamica.
I CORSI - "I corsi - spiega Sbai - sarebbero diretti a combattere la radicalizzazione, favorita dalla presenza nelle carceri di numerosi estremisti. Eppure, il Governo ha deciso di affidare tali corsi proprio a chi, nei mesi scorsi, si è pronunciato contro il cristianesimo ed ha un legame storico con i Fratelli Musulmani, realtà fondamentalista operante anche in Europa. Una scelta che fa gridare per ovvie ragioni alla follia".
I PROGETTI DI DE-RADICALIZZAZIONE - "Qui, invece di andare avanti, pensiamo ad andare indietro. Il Governo non ha neppure valutato i progetti realizzati di de-radicalizzazione avviati da altri Paesi europei. Non abbiamo bisogno di imam nelle moschee, ma di gente aperta al dialogo che rispetti i principi della Repubblica - ha concluso -. Né questo Governo, né il precedente parlano mai di integrazione. Le persone entrano in carcere come delinquenti ed escono radicalizzati. Speriamo che Bonafede sia in buona fede e pronto a rivalutare questa situazione. L'appello è a tutti i partiti, indipendentemente dall’appartenenza: bisogna fermare questa politica che mette a repentaglio sicurezza, coesione sociale e i rapporti con le comunità musulmane presenti in Italia".
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