ROMA - Non solo una crisi sanitaria quella che si sta vivendo in tutto il mondo a causa della pandemia da Covid-19, ma anche nei consumi: «Della domanda e non dell'offerta». Perché, dopotutto, un mondo come quello della moda resta «un settore industriale e come tale ha dei problemi. Anche FCA Italia ha chiesto 6 miliardi e non è un'aziendina. La moda è stagionale e con questo sono colpite almeno tre stagioni. Ovviamente la primavera-estate 2020, ma pure l'inverno successivo, e la primavera-estate 2021, e forse anche lo stesso per l'inverno 2021, quando magari non ci sarà ancora il vaccino. Ci sarà forse una prima stagione regolare nel 2022». La predizione arriva direttamente da Claudio Marenzi, fondatore di Herno, durante un intervento come presidente di Confindustria moda all’evento online Fashion e Luxury Talk di Rcs Academy "Moda, PIL e lavoro".
I NUMERI - Quando si parla del settore della moda bisogna, innanzitutto, tenere conto dei numeri. Si parla di un settore che fattura 97 miliardi l'anno e dà lavoro a 60mila dipendenti diretti e oltre 1 milione contando l'indotto. In totale si contano quasi 50.000 aziende, con una media di 20-25 dipendenti.
IL COMMENTO - Secondo Brunello Cocinelli, presidente e CEO del marchio omonimo, «servono coraggio, umiltà e tanti soldi, perché è un problema congiunturale. Noi ci impegnamo per il 40% per quest'anno e per il 60% per il 2021 e il 2022, perché il mondo non finisce qui. È come una grandinata, non porta carestia». Tanta perseveranza, ottimismo, ma anche rispetto del mondo del lavoro: «Con lo smart-working non abbiamo combinato niente - spiega Cocinelli -, lavorando 12 ore al giorno e togliendo tutto il tempo a noi stessi. Bisogna lavorare un po' meno», ha concluso.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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