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Cultura: prosegue il viaggio “alla scoperta della Rus’ di Kiev”

Cultura: prosegue il viaggio “alla scoperta della Rus’ di Kiev”

Prosegue il viaggio “alla scoperta della Rus’ di Kiev”: dopo Istanbul, ecco Kiev, la capitale dell’Ucraina, ai confini tra l'Europa e la Russia

di Claudio Carassiti

ROMA - Nell’ambito del progetto “Le Vie Aleramiche”, è in fase conclusiva il documentario nato con la collaborazione di Anna Placa del Club per l’UNESCO di Piazza Armerina, e Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto, socio onorario. Per il prosieguo del progetto è stato necessario seguire la traccia lasciata dagli Aleramici in tutta Europa, perché “Le Vie Aleramiche” coinvolgono dinastie, persone, popoli e si intrecciano con fatti storici di portata internazionale.

IN ONDA - «Il documentario probabilmente andrà in onda su una grossa Tv nazionale (gli accordi con la Tv sono in progress), siamo in fase di editing ma l'obiettivo è di completare il lavoro per il prossimo inverno, la voce narrante è quella di Mimmo Strati, l'attuale voce ufficiale dei programmi Rai e di molti documentari», racconta Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto.

IL PROGETTO - Da tempo Fabrizio Di Salvo, del Circolo Culturale Marchesi del Monferrato, promotore e fondatore insieme al compianto Roberto Maestri, del progetto “Aleramici in Sicilia” e regista del documentario “Le Vie Aleramiche, Normanno Sveve”, supportato dai prestigiosi pareri del Comitato Scientifico e dalle sue intuizioni, è consapevole che la Sicilia del X, XI e XII secolo sia stata teatro di un intricato intreccio di popoli.

I POPOLI SICILIANI - Dagli Aleramici agli Altavilla e ai Normanni, per arrivare fino agli Svevi; da qui le visite in Normandia e nella Svevia, in Germania, alla ricerca delle loro origini. Tuttavia, altri popoli erano in Sicilia in quei secoli: i Bizantini, come ha dimostrato la tappa ad Istanbul, e la Guardia Variaga presente sia a Costantinopoli che in Sicilia, un esercito selezionato dell’Europa dell’est, la Rus’ di Kiev: un legame che ha spinto Fabrizio Di Salvo ad andare in visita anche a Kiev per scoprire di più su questo esercito e su questa terra. 

RUS' E IMPERO BIZANTINO - Nel 988 il collegamento tra la Rus’ e l’impero bizantino diventa ufficiale, in quanto Basilio II chiede un ingente numero di uomini, i soldati variaghi, a Vladimir di Kiev: la sua Rus’ è il primo stato slavo-orientale organizzato, con un territorio che comprendeva numerose nazioni odierne quali l’Ucraina, la Russia occidentale, la Bielorussia, la Polonia, la Lituania, la Lettonia e l’ Estonia.

LA NASCITA - Lo Stato, lo si apprende dalle fonti, nasce da alcune tribù vichinghe svedesi, conosciute come Rus’, che si stabiliscono, verso la fine del IX secolo, lungo le sponde del Dnepr e fissano in Kiev, importante centro della via variago-greca, la loro capitale. La Rus’ durerà, con alterne vicende, fino all’invasione dei tartaro-mongoli nel XIII secolo. Sarà proprio grazie al coraggio e al valore della Guardia Variaga che nel 989 Basilio II, ormai stanco dell’inaffidabilità della guardia imperiale bizantina, la istituzionalizza come proprio esercito di difesa e, per oltre cento anni, vi partecipano, quasi esclusivamente, uomini provenienti da Russia, Svezia e Norvegia. Sarà proprio la Guardia Variaga a far parte dell’eterogenea spedizione bizantina, che partirà per la Sicilia nel 1038 con l’intento di liberare l’Italia e annetterla all’impero. A capo di quella spedizione, con i figli di Tancredi dall’Altavilla sono presenti altri due personaggi: il cognato dell’imperatore Stefano ed il macedone Giorgio Maniace, grande condottiero, tanto carismatico quanto sanguinario, di cui ancora oggi si trova testimonianza nella toponomastica, dal piccolo comune in provincia di Catania all’abbazia di Santa Maria di Maniace.

L'INCONTRO - Il viaggio nell’odierna Kiev, oggi capitale dell’Ucraina, inizia con l’incontro, all’Università Nazionale Taras Shevchenko (una costruzione dall’ imponente colonnato rosso), del capo del dipartimento Viktor Stavnyuk, che accenna al collegamento tra Bizantini e Rus’ di Kiev, confermando il lavoro di ricerca avviato con il progetto. Sarà poi il professore Oleksandr Okhrimenko, capo del dipartimento di storia medievale, a sottolineare come la Rus’ di Kiev abbia avuto forti legami con le genti vichinghe, mostrando un libro con le caratteristiche navi di quei popoli. Infatti, è in fase di elaborazione un progetto di lavoro tra Norvegia e Ucraina per sottolineare questa radice comune. Ancora una volta un collegamento tra storie di popoli apparentemente distanti: come tra nord e sud dell’Europa per Aleramici e Normanni, si unisce il nord ovest e l’est, scandinavi a slavi, Norvegia e Ucraina in un passato unitario. Un legame per il quale la Guardia Variaga è quasi un perno sul quale ruota. Fabrizio e Oleksandr continuano l’incontro passeggiando per la città insieme alla ricercatrice Tetiana Akchurina, passando per l’imponente Vlodymyrska street, intitolata a quel Vladimir I che, nel medioevo, ha reso la Rus’ di Kiev un importante stato; quindi raggiungono il monumentale golden gate, la porta principale della città nell’XI secolo, che richiama nel nome quella ben nota di Costantinopoli. Una porta che ancora oggi mostra, seppur non più fedele all’originale, la maestosità alla quale Vladimir I aveva condotto la Rus’ nel X secolo.

SANTA SOFIA - Dopo avere salutato il prof. Oleksandr, la passeggiata continua verso la cattedrale di Santa Sofia, uguale nel nome a quella di Costantinopoli. Primo sito ucraino inserito nella lista dei patrimoni UNESCO, risale all’XI secolo, periodo in cui la Rus’ era in auge. Fondata da Jaroslav I di Kiev, in onore di Santa Sofia, ma ispirata secondo la leggenda a quella di Novgorod, subì devastazioni durante l’invasione mongola della Russia nel XIII secolo, come pure accadde alla prima chiesa di Kiev sorta per volere di Vladimir I il Grande, tra il 989 e il 996, con le decime delle entrate statali. Lì fu tumulato con la moglie, la principessa Anna sorella dell’imperatore bizantino Basilio II, e la nonna Olga. Anche quest’opera in mattoni venne rasa al suolo dai mongoli nel 1240 e oggi si visita solo il perimetro segnato dalle pietre di base della costruzione.

SANT'ANDREA - Ultima meta, una sorta di riconoscimento al lavoro italiano nel mondo, è la chiesa di Sant’Andrea, costruzione in stile barocco settecentesco, a cui lavorò l’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, sorta sull’antica base di una piccola chiesa dell’XI secolo, sempre intitolata a Sant’Andrea e voluta da Vsvolod I.

IL VIAGGIO - Una giornata intensa per i riscontri che ha lasciato intravedere e per gli ulteriori spunti di riflessione. Un viaggio inatteso, ricco di scoperte, che rendono ancora più internazionale un lavoro che sta assumendo un respiro europeo, unendo da nord a sud e da ovest ad est tutte le genti in un’unica e grande razza: quella umana in costante migrazione.

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