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Economia

Cyber security, Italia fanalino di coda in un settore fondamentale che può dare grandi possibilità di lavoro

Al secondo incontro della rassegna Economia sotto l’Ombrellone i consigli degli esperti

di Flavia Cruciani

LIGNANO - Eseguire backup abbastanza frequenti salvando i propri dati su hard disk esterni che non devono essere tenuti collegati alla rete; utilizzare password non troppo semplici, modificandole spesso e non salvandole mai online; dotarsi di antivirus aggiornati; non aprire e-mail e file dei quali non si conosce la provenienza o che destino anche un minimo sospetto; non cedere ad eventuali richieste di riscatto per riavere indietro dati rubati perché solo nel 2,5% dei casi i cyber criminali dopo il pagamento restituiscono realmente il maltolto. Sono le mosse suggerite, a chiunque voglia limitare la possibilità di incorrere in attacchi informatici, dagli esperti intervenuti al secondo incontro di Economia sotto l’Ombrellone organizzato il 9 agosto da Eo Ipso al Beach Aurora di Lignano Sabbiadoro (UD)  per parlare di “Cyber Macumba - l’importanza di sapersi difendere”. Moderati dal giornalista Carlo Tomaso Parmegiani, Nicola Bosello, amministratore delegato della società informatica Nordest Servizi e Manuel Cacitti consulente di cybersicurezza a livello internazionale (il terzo relatore atteso all’incontro Paolo Zampori di SGbox è stato costretto da un imprevisto a dare forfait) hanno sottolineato l’importanza di investire nella cybersecurity senza aspettare di scoprire di essere vulnerabili quando è troppo tardi.

IL COMMENTO - «Possono essere suggerimenti anche banali, ma sono necessari visto che, purtroppo - ha spiegato Bosello la cui azienda presente in tutto il NordEst vede un aumento esponenziale nelle richieste di aiuto per riparare i danni causati da attacchi informatici - l’Italia è entrata nella poco invidiabile top ten mondiale per numero e gravità degli attacchi informatici subiti. Ciò è una diretta conseguenza sia della poca disponibilità di persone qualificate in ambito ICT dato che da noi solo il 2,5% degli impiegati delle aziende (pubbliche e private) sono esperti nel settore, contro il 3,7% della media europea, sia degli scarsi investimenti nell’ambito della sicurezza informatica dimostrati dal fatto che in Italia solo un euro su 66 spesi nel campo dell’ICT è dedicato alla cybersecurity con un impatto sul Pil dello 0,05%, mentre in Germania gli investimenti sulla sicurezza informatica sono 30 volte superiori e impattano sul Pil tedesco per l’1,6%».

ATTACCABILI - Ha rincarato Cacitti che opera a livello europeo campo della cyber security: «Il 2016 è stato per l’Italia l’annus horribilis per la vulnerabilità agli attacchi informatici. Secondo l’ultimo rapporto Clusit (la principale associazione italiana per la sicurezza informatica) dopo 8 anni consecutivi di miglioramenti nella cybersecurity delle aziende italiane, nel 2016 siamo ripiombati in una situazione pessima e il 2017 è iniziato ancora peggio. Si tratta - ha aggiunto - di problemi ampiamente sottostimati sia per i danni personali e psicologici, sia per quelli economici. Si stima che solo in Italia siano stati pagati ricatti informatici (quasi sempre inutilmente) per una somma che oscilla fra i 23 e 26 milioni di euro. Occorre - ha continuato - aumentare la cultura della sicurezza informatica e la consapevolezza dei rischi che si corrono, comprendendo che l’anello debole in questo campo rimane l’uomo con i suoi comportamenti errati. La prima cosa da fare per combattere i cyber criminali è essere più attenti».

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