ROMA - Esce il 9 giugno "Drones", il nuovo album dei Muse che segna il ritorno della band di Matt Bellamy a tre anni dal controverso "The 2nd Law". "Drones" guarda al passato nel sound, decisamente più rock, e nel suo essere un concept basato sul conflitto tra umanità e intelligenza artificiale. «I droni sono una metafora di dove l'evoluzione tecnologica ci sta portando - dice Bellamy -. Dobbiamo difendere la nostra umanità». Un lavoro complesso, decisamente più compatto rispetto allo Zibaldone stilistico del precedente lavoro, e per il quale il gruppo si è affidato alla produzione di una vecchia volpe come Mutt Lange. Uno in grado di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, avendo messo la sua firma in passato su capisaldi del rock mainstream, come "Back in Black" degli Ac/Dc, così come su grandi successi dal taglio pià pop, da Shania Twain ai Maroon 5. "Drones" è un lavoro diretto, con chitarre "ignoranti" e batteria in grande evidenza e un concept non certo inedito (basti pensare a un capolavoro del prog rock fine anni 80 come "Operation: Mindcrime" dei Queensryche) ma sempre di grande attualità e fascino. Talmente aperto nelle sue implicazioni da avere in questo caso un doppio finale, di segno completamente opposto.
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