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Su Iris serata dedicata a Walter Chiari su "Storie di Cinema"

Martedì 24 novembre in seconda serata

di Andrea Frumenti

ROMA - Walter Chiari è il protagonista di “Storie di Cinema”, settimanale a cura di Tatti Sanguineti in onda su “Iris”, martedì 24 novembre, in seconda serata. «Quando Walter morì, nel dicembre del ’91, fu scritto pressoché all’unanimità che dei 108 film che aveva interpretato non si salvava pressoché nulla, tranne il capolavoro di Luchino Visconti “Bellissima”, “Il giovedì” di Dino Risi e “Romance” di Luca Barbareschi», esordisce Sanguineti. «Era vero solo molto parzialmente», prosegue il critico. «È vero che Walter si dedicò con prevalenza a farse da girare con amici che non gli creavano problemi, che girò molti filmettiniestivi, che non aveva capito bene l’essenza imprenditoriale e capitalistica del cinema, che si annoiava mentre facevano le luci, che voleva il mare nel contratto e che nella pausa poteva sparire su una vela o su un cavallo, alla faccia del set», afferma il critico. «Fece “disperare molta gente”. Eppure Mario Soldati costruì per lui opere comiche snobbatissime eperfettissime, degne di Buster Keaton», spiega il critico savonese, che tratteggia un ritratto originale ed affettuoso dell’amico Walter. La puntata si sviluppa seguendo tre filoni - prendendo in esame gli esordi cinematografici di Walter Chiari, con il primissimo film dalla “La gibigianna” di Carlo Bertolazzi, uno sul ciclismo ed uno sul calcio - con i film “Vanità” di Giorgio Pastina, “Totò e il giro d’Italia” e “L’inafferrabile 12”, quest’ultimi entrambi di Mario Mattoli. La copia di “Vanità” (parte del vastissimo archivio di Sanguineti su Chiari), proposta in varie sequenze, è stata ritrovata 30 anni fa ed è unica. In “Totò e il giro d’Italia” «Walter interpreta un personaggio nuovo, quello di cronista sportivo, un suiveur», ricorda Sanguineti, «ed è un film dove le sue smanie sportive, il suo esibizionismo, il suo saltare dentro e fuori la scena vengono compressi e umiliati». La serata si chiude con “L’inafferrabile 12”, «il terzo film prodotto in segreto da Gianni Agnelli», chiosa l’autore. «Chiari la chiamò una “congiura benefica”, di cui lui era all’oscuro, credendo che il produttore fosse il Marchese Niccolo Theodoli di San Vito e Pisoniano, un prestanome cugino di famiglia di Agnelli, il quale non si era mai occupato di cinema, che sino ad allora aveva giocato a bridge e che resterà poi nel cinema come produttore di caroselli o di poche altre sciocchezzuole. La società fantasma - conclude Sanguineti - si chiamò prima ICS (con un gioco di parole che fa riferimento alla schedina) e poi Diana Cinematografica».

 

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