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Ansia da post lockdown: 8 persone su 10 si sentono in colpa quando escono

Ansia da post lockdown: 8 persone su 10 si sentono in colpa quando escono

Come gli italiani affrontano la nuova normalità e guardano al futuro? Stando ai risultati di un indagine condotta da Top Doctors, in moltissimi provano disagio

di Stefania Abbondanza

MILANO - Il lockdown è finito ormai da alcune settimane e, gradualmente, tutti noi stiamo ritornando alla vita di sempre, tra limitazioni, restrizioni e… polemiche. Si parla infatti spesso di assembramenti, “movida” e più in generale di persone, in particolare giovani che, incuranti dei rischi, si lasciano andare ad atteggiamenti potenzialmente rischiosi, come se gli ultimi mesi non avessero lasciato alcun segno. Ma è davvero così? La maggioranza degli italiani affronta questa nuova “normalità” serenamente? Oppure con ansia e disagio? Quello che è successo, ha cambiato il nostro modo di vedere la vita e tutto ciò che ci circonda? 

LA RISPOSTA - Top Doctors, azienda specializzata in servizi tecnologici per la sanità privata, come telemedicina, ricerca e selezione del miglior specialista, prenotazione e pagamento delle visite, ha provato a rispondere a queste domande interpellando un campione di italiani sulle loro reazioni ed emozioni, ora che il periodo di confinamento è terminato.

IL SENSO DI COLPA - Il dato più sconcertante è che oltre l’80% degli intervistati, in queste prime settimane di ritrovata “libertà”, si è sentito, in diversa misura, in colpa per essere uscito di casa e avere incontrato altre persone (nonostante siamo ormai autorizzati a farlo). In particolare, il 43% ha dichiarato di provare sempre ansia per le conseguenze drammatiche che un attimo di leggerezza potrebbe avere per sé stesso o i propri cari; il 21% spesso e il 19% a volte. Solo il 17% dichiara di non essere mai angosciato, poiché l’emergenza è passata ed è giusto riprendere in mano la propria vita. Non stupisce, quindi, che alla successiva domanda “ti è capitato di sentirti a disagio in un luogo pubblico?”, il 25% del campione risponda “sì, praticamente ogni volta che esco”. A questi, si aggiunge un ulteriore 35% che si sente a disagio, ma solo in luoghi inaspettatamente affollati o in cui è difficile osservare le giuste precauzioni. 

I DATI - Le settimane di lockdown, per molte persone che non hanno dovuto fare i conti direttamente o in famiglia con la malattia o con le conseguenze economiche della pandemia, hanno rappresentato un’occasione per riprendersi i propri tempi e spazi: in fondo, ci siamo abituati ai ritmi rallentati e ci siamo sentiti come non mai protetti all’interno delle mura domestiche. Forse proprio per questo, nel primo giorno di allentamento del confinamento, quasi la metà del campione (45%) è rimasto a casa, poiché aveva bisogno di tempo per abituarsi all’idea di poter uscire. I restanti, si sono più o meno equamente divisi tra incontri con amici e/o parenti (21%), attività fisica all’aperto (19%) e giro in centro per un caffè al bar o un aperitivo (15%).

L'ESTATE - In questo scenario, sicuramente, quella che vivremo sarà un estate diversa in cui per molti è difficile fare programmi. Solo il 20% del campione dichiara che la vivrà nel modo più normale possibile, con vacanze già prenotate. Il 47% è ancora indeciso, ma spera di potersi concedere qualche giorno di relax. Ben il 33% afferma invece che resterà sicuramente a casa. Sempre in tema di quello che ci aspetta nei prossimi mesi, per il 40% degli interpellati è abbastanza probabile il ritorno di una nuova fase di quarantena o comunque di nuove restrizioni. Il 28% ne è addirittura convinto, ritenendo che ciclicamente torneranno fasi di crisi acuta e conseguente isolamento. Solo il 32% è totalmente fiducioso e certo che si tratta di un incubo che ormai ci siamo lasciati alle spalle.

FUTURO - La pandemia, un evento senza precedenti per tutti noi, ha dunque cambiato la nostra percezione del futuro e della vita stessa? La risposta è affermativa per metà del campione: dopo l’emergenza Covid-19, il 49% delle persone guarda al futuro con più ansia e preoccupazione. 

COSA SIGNIFICA - Cosa significa tutto questo? “Possiamo parlare di un’entità psicopatologica che per ora è eccezionale nella sua unicità, nella speranza di non dovere ripetere esperienze così traumatiche. Il nostro organismo è del tutto abitudinario e si adatta facilmente alla condizione: per due mesi ha lavorato per adeguarsi al nuovo scenario di chiusura e per di più psicologicamente con prospettive future molto incerte, trattandosi di un nemico letale, sconosciuto e soprattutto invisibile” ha commentato la Dott.ssa Daniela Benedetto, psicologa di Top Doctors. «Ora, in fase di apertura, dobbiamo modificare nuovamente le nostre abitudini e per di più in una condizione di ereditata traumaticità non risolta. L’ansia cumulata rispetto alla preoccupazione di ammalarsi, le incertezze per il presente e per il futuro, hanno generato uno stress e, di conseguenza, una reazione di adattamento psicofisica che di fatto non è stata risolta con risposte certe, per esempio, sulla durata della pandemia, sulla ripresa economica e sul nostro futuro. Quindi questa fase di apertura parte da una condizione di stress post traumatico ancora attivo, che genererà con molta probabilità evidenze psicofisiche da prendere in gestione nei prossimi mesi a livello psicologico, psichiatrico e medico».

IL CONSIGLIO - Il consiglio più importante per affrontare questa ripartenza è, ovviamente, seguire le regole e i consigli degli esperti. «È importante mantenere una condizione di protezione personale e intersociale, mediante l’uso della distanza e della mascherina in luoghi chiusi ma anche aperti se in compagnia di altre persone. Queste regole dovranno accompagnarci a lungo e quindi vale la pena investire il nostro tempo psicologico per lavorare su questi presupposti, senza tanti se o ma. Accettare queste regole ci permetterà di portare la nostra attenzione sulla ricostruzione, riprendendo a pieno la nostra vita personale e sociale, in modo da rassicurarci sulla tenuta economica, fonte di sussistenza biologica, e sulle energie sociali da allenare e alimentare, quale antidepressivo naturale». 

LO SPECIALISTA - «Quando ci rendiamo conto che ansia, cattivi pensieri, stati d’animo altalenanti o insonnia diventano una costante nella nostra vita e non riusciamo a trovare pace, è essenziale rivolgerci a uno specialista: la terapia EMDR è la psicoterapia indicata per eccellenza per la cura dei disturbi post traumatici» conclude la dottoressa Benedetto. 

TOP DOCTORS - Top Doctors è la piattaforma online che seleziona e mette a disposizione degli utenti un panel formato dai migliori medici specialisti, centri e cliniche privati di livello internazionale. Ne fanno parte i medici più brillanti in ogni specializzazione e in ogni trattamento in Europa, America Latina e Stati Uniti. Nata con l’obiettivo di rispondere all’esigenza di conoscere il miglior specialista al quale rivolgersi per affrontare un problema di salute, la piattaforma oggi conta oltre 1 milione di utenti unici mensili e più di 20 milioni di pazienti che si sono affidati a questo network per la scelta di un medico in Spagna, Italia, Regno Unito, Messico, Colombia e Stati Uniti.

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