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mercoledì 21 settembre 2016 - 10:34

Gli engine dei videogiochi possono insegnare ai computer a capire il mondo reale?

E' in corso una gara tra giganti del calibro di Google, Facebook e altri prestigiosi centri di ricerca

di Anna Arena

ROMA - Lo scorso marzo, un programma progettato dall’intelligenza artificiale DeepMind, di proprietà di Google, ha sfidato il campione mondiale di Go, un antico gioco da tavolo ancora più complesso degli scacchi. Quest’anno, il software è già riuscito a sconfiggere uno dei campioni europei di Go, segnando quindi un avanzamento nel campo dell’intelligenza artificiale. Un traguardo, questo, che numerosi ricercatori pensavano fosse già stato raggiunto diversi anni fa. Le piattaforme software in grado di interpretare dati e prendere decisioni proprio come gli esseri umani possono essere utilizzate in numerosi settori – dalla sanità ai trasporti, fino alla finanza e al marketing. È per questo che sembra esserci in corso una gara tra giganti del calibro di Google, Facebook e altri prestigiosi centri di ricerca presenti nel mondo che lavorano nel campo dell’intelligenza artificiale. Nei laboratori di ricerca di Xerox, che da anni lavora insieme ai propri clienti con lo scopo di innovare, progettare ed esplorare nuove soluzioni per rispondere alle sfide aziendali, stanno lavorando per unire tecniche di apprendimento approfondito ai motori grafici dei videogiochi, così da insegnare ai computer come “vedere” il mondo intorno a loro e interpretare cosa succede. Lo scorso anno, ad esempio, ai software è stato insegnato a monitorare con successo persone e oggetti all’interno di una città, così da prevedere le condizioni del traffico. Quest’anno, invece, il desiderio è quello di estendere questa innovativa opportunità agli ospedali, per controllare le procedure sanitarie. Gli algoritmi della computer vision potrebbero, in futuro, riuscire a trasformare una videocamera in uno strumento che le persone potranno utilizzare per estendere il proprio punto di vista e accrescere significativamente le proprie capacità, la propria soglia di attenzione e la concentrazione. Se ci pensiamo bene,infatti, la nostra attenzione diventato sempre più uno dei beni di maggior valore che possediamo. In un ospedale, ad esempio, una videocamera intelligente sarebbe in grado di riconoscere quando un paziente non si sente bene, e quindi di avvisare immediatamente un’infermiera.

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