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Emoji, ora fanno partei dei processi giudiziari!

A rilevarlo è Eric Goldman, un esperto dell'università di Santa Clara

di Giordano D'Angelo

ROMA – Le emoji e le loro 'antenate' emoticon stanno diventando sempre di più protagoniste dei processi, usate da accusa e difesa per dimostrare le proprie tesi. A rilevarlo è Eric Goldman, un esperto dell'università di Santa Clara, secondo il cui conteggio, iniziato nel 2004, la crescita è esponenziale, tanto da cogliere impreparati gli stessi tribunali. Il ricercatore ha fatto un monitoraggio su alcuni database sull'uso della parola emoji o emoticon nelle cause.

IL CASO – In un caso ad esempio gli investigatori stavano cercando di provare che un uomo fosse responsabile di sfruttamento della prostituzione e hanno usato tra le prove anche una chat in cui l'accusato aveva inviato ad una donna l'immagine di tacchi a spillo e di una valigia piena di soldi, che invece secondo l'avvocato difensore era solo un tentativo di interrompere la relazione con la donna. Altri esempi riguardano ogni tipo di crimine, riferisce Goldman, dall'omicidio al furto, ma in molti casi le corti non considerano le 'faccette' come prove ammissibili.

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