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Festival Nazionale dell’Economia Civile: presentata la terza edizione con David Sassoli

Festival Nazionale dell’Economia Civile: presentata la terza edizione con David Sassoli

Il Festival è in programma a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dal 24 al 26 settembre

ROMA - Presentata ieri la terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dal 24 al 26 settembre. “Alla ricerca di senso. Persone, lavoro, relazioni” è il tema che verrà affrontato in tutte le sue sfaccettature: dalla centralità della persona, all’economia verde e alla creazione di posti di lavoro di qualità.

Nato da un’idea di Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) che lo promuove insieme a Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti) e SEC (Scuola di Economia Civile) e con il contributo di Fondosviluppo, il Festival Nazionale dell’Economia Civile si è ormai accreditato come un evento di interesse nazionale e internazionale sullo sviluppo sostenibile, la rigenerazione dei territori e della comunità e la valorizzazione delle buone pratiche imprenditoriali, amministrative e formative.

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La presentazione – avvenuta in maniera telematica sulle piattaforme social Facebook e YouTube del Festival – ha visto come ospite d’eccezione il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che ha dialogato assieme al Direttore del Festival e cofondatore di NeXt (Nuova Economia X Tutti) Leonardo Becchetti su opportunità da cogliere e rischi da evitare, nell’ottica di uno sviluppo inclusivo e realmente sostenibile sfruttando, in Italia ed in Europa, il PNRR.

«C’è un prima ed un dopo il Covid. Con l’esplosione di questa crisi, l’Europa si è resa conto che gli strumenti che aveva a disposizione non era abbastanza forti per contrastare situazioni come questa. Tutti gli strumenti messi in campo dalla pandemia in poi sono aumentati di qualità e di spessore: dall’aumentato piano di acquisti di titoli di debito pubblico della BCE, al finanziamento comune di alcuni interventi (PNRR e SURE), , al sostegno agli investimenti da parte degli Stati per far ripartire l’economia sotto rigorosi criteri di condizionalità che li rendono “debito buono”. Tutte cose che, dieci anni fa, erano sotto aspro dibattito e di difficile realizzazione » ha dichiarato Sassoli.

«La crisi – ha precisato Sassoli – ci ha aiutato ad avere un occhio sulla nostra contemporaneità e lo abbiamo fatto lavorando per tutti e 27 i paesi dell’Unione Europea. Il paradosso della crisi è che mai abbiamo avuto a disposizione così tante risorse come in questo periodo così difficile grazie al cambio di prospettiva europea. Da questo possiamo dedurre che la crisi ci ha fatto crescere in solidarietà, rafforzando il progetto e la visione di un’Europa nuova. Ma soprattutto sul tavolo della discussione c’è il fatto che questi strumenti possano diventare permanenti; per far sì che questo accada, però, tutti i Parlamenti nazionali dovranno dare la loro disponibilità e collaborazione per costruire il motore di una ripresa europea. Non possiamo prevedere il futuro ma quello che possiamo osservare è la convinzione che le misure poste in atto hanno funzionato, sono state convenienti per tutti ed efficaci.

Penso che la permanenza di questa nuova stagione possa essere alla portata dell’UE, ma abbiamo bisogno che i piani di ripresa nazionale abbiano successo. Per questo la stabilità dei Governi nazionali è finalizzata ad un uso intelligente di queste risorse, ma anche al rafforzamento complessivo dell’Europa. Il Covid ci ha fatto capire che il grado di interdipendenza tra gli stati membri dell’UE è più forte di quello che pensavamo.

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Le basi per un’Europa più unita sono state gettate, ma dobbiamo proseguire. Occorre costruire le risposte alle nuove sfide che continuamente si pongono, da affrontare tutti insieme per realizzare una politica europea condivisa. Occorre però guardare tutto a 360°, penso ad esempio alla sicurezza. Con un corpo militare europeo avremmo potuto mettere in sicurezza l’aeroporto di Kabul, salvando vite umane.

Sulla transizione ecologica bisogna lavorare a fondo, visto che è un terreno vergine. Possiamo creare un qualcosa di nuovo, impostando delle regole giuste e virtuose. L’Europa, in tal senso può fare da apripista, rispettando la tabella di marcia per l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050».

«Queste – ha concluso Sassoli – sono le nuove sfide e possiamo affrontarle con lo spirito del Covid, che nel dolore ci ha dato la forza di affrontare con fiducia il futuro. Questo è il momento giusto per spingere sull’acceleratore in tal senso, tenendo alte le nostre ambizioni su tutte le sfide».

«L’antieuropeismo – ha invece dichiarato Becchetti – prima del Covid era molto forte, visto che si accusava l’Europa di non compiere a pieno il proprio ruolo, di non essere all’altezza del proprio enorme potenziale. Ora, con la tragedia, tale fenomeno è totalmente crollato. Evidentemente le persone sono più attente e capaci di valutare quello che accade di quello che pensiamo e hanno capito che l’Europa ha fatto un salto di qualità ed è stata all’altezza della situazione. Le caratteristiche di questa rivoluzione (sospensione del patto di stabilità, BCE che detiene una quota crescente di titoli dei paesi, piano per gli investimenti finanziato con emissioni comunitarie e con rigida condizionalità sulla spesa) sono per noi il migliore dei mondi possibili. Il successo del PNRR in Italia potrebbe dare una spinta importante per evitare un ritorno al passato che sarebbe tra l’altro economicamente insostenibile.

Questa “macroeconomia civile” che lega performance economica e solidarietà tra persone e stati è l’essenza del tema dell’economia civile. Quando guidiamo un’automobile non guardiamo solo al contachilometri puntando a massimizzare la velocità ma ci preoccupiamo di olio, gomme e tenuta di strada. Crescita, produttività, occupazione sono giustamente temi all’ordine del giorno, ma possono essere legati con dignità del lavoro, sostenibilità ambientale, qualità e soddisfazione di vita oppure con il loro contrario. Economia civile è cercare di percorrere la prima strada e non la seconda. Per questo nel festival ne discuteremo con premi Nobel, ministri, esponenti della società civile, racconteremo buone pratiche e parleremo di come parole come generatività e resilienza si collegano con soddisfazione di vita ma anche successo sociale ed economico. Ora serve discernimento, con le istituzioni che dovranno impegnarsi per alimentare questi nuovi percorsi di crescita. Ne parleremo al Festival, sperando di trovare nel Parlamento Europeo un valido alleato».

Parlando di transizione ecologica equa, poi, Becchetti ha dichiarato: «E’ possibile concretizzarla. La transizione ecologica non è un dispetto, ma un favore per le aziende: le aiutiamo ad andare nella direzione giusta per il futuro, l’unica che le consentirà di essere ancora competitive domani. Una partita fondamentale per la transizione si gioca in Europa, ed è quella delle regole del commercio internazionale che assomiglia talvolta ad un campionato con poche regole dove vincono le squadre più fallose (i prodotti più convenienti ma meno sostenibili socialmente ed ambientalmente). L’UE che vuole essere all’avanguardia nella lotta alle emissioni sta pensando, giustamente, ad un border adjustment tax per proteggersi dal dumping di chi va o produce all’estero a costi più bassi dei nostri perché non rispetta le nostre regole su ambiente e lavoro. Trasformare, quindi, il mercato internazionale in un campionato con regole, dove vince la squadra più virtuosa. Non vanno creati dazi e barriere verso un paese, ma vanno premiati i Paesi terzi più virtuosi nella produzione: questo è il commercio internazionale civile, uno degli argomenti che affronteremo a Firenze nel corso del Festival» ha concluso Becchetti.

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Il programma dell’edizione 2021 del Festival Nazionale dell’Economia Civile è disponibile su  www.festivalnazionaleeconomiacivile.it/programma/

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