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"Ho bisogno di sentimenti",continua il festival del "Teatro che non c'era"

"Ho bisogno di sentimenti",continua il festival del "Teatro che non c'era"

Il prossimo appuntamento è lo spettacolo "Brasserie"

di Claudio Carassiti

ROMA - Continua con una grande spinta sperimentale la seconda parte del Festival Il Teatro che non c'era - Ho bisogno di sentimenti. Prossimo appuntamento da non perdere sarà lo spettacolo teatrale BRASSERIE di Koffi Kwahulè, drammaturgia e regia di Tiziana Bergamaschi, in scena al Teatro Keiros dal 5 all’8 marzo.

GLI ATTORI - Koffi Kwahulé è un autore ivoriano che vive e lavora a Parigi. La compagnia Teatro Utile il viaggio, è sicuramente la più adatta a mettere in scena Brasserie poiché gli attori sono artisti provenienti da diversi continenti, tra cui l’Africa.

LA STORIA - Da qualche parte in Africa, una guerra fratricida ha distrutto tutto il paese. I conquistatori, due clowns sanguinari sono riusciti a prendere la Birreria (Brasserie) che miracolosamente ha resistito al massacro. Questa importante fonte di reddito dipende da una donna europea con la quale i due devono giungere a un accordo. Passando dalla violenza omicida dei “liberatori” a una paccottiglia disgustosa di neocolonialismo, attraverso l’appropriazione di soldi pubblici e false promesse politiche, la pièce ci fa entrare con molto sarcasmo e derisione negli orrori della guerra, di ogni guerra, e nel futuro incerto che ne seguirà.

NOTE DI REGIA - Quattro attori, tre uomini e una donna, giocano in scena la rappresentazione violenta e ridicola della guerra. L’azione si svolge in una birreria, ultimo baluardo da espugnare, e la trama rilegge il colonialismo e il post colonialismo in chiave ironica, grazie a uno stile grottesco di grande forza. La parola è una parola che deve molto al ritmo e alla musica jazz, tanto amata da Koffi. Una parola contaminata, onomatopeica, corrosiva. La violenza passa anche attraverso il linguaggio: nell’incapacità di articolare un pensiero, nell’afasia e nel balbettio di uno dei protagonisti, così come nell’uso di una lingua straniera (il tedesco) da parte dell’unica donna. Difficile essere insensibili a questa pièce che con umorismo e derisione ci mostra cosa sono la guerra e la lotta per il potere, con uno sguardo crudele sulla pochezza dell’uomo e sul suo destino. Il riso è proprio dell’uomo dice Aristotele e forse grazie ad una grande risata potremo mettere alla berlina una realtà sociale e politica che mai come in questo tempo è incapace di critica e analisi.

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