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I medici degli ospedali religiosi chiedono chiarezza e giustizia nella sanità italiana

I medici degli ospedali religiosi chiedono chiarezza e giustizia nella sanità italiana

La lettera aperta al Ministro della Salute Speranza a firma del Segretario Nazionale ANMIRS - Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi

di Giordano D’Angelo

ROMA - L’esplosione dell’epidemia di Covid-19 sta mettendo a dura prova l’intero sistema sanitario nazionale e regionale, evidenziandone in modo ancora più significativo alcune radicate lacune. Si tratta senza dubbio di una emergenza che merita di essere trattata con la priorità assoluta e il massimo sforzo da parte di tutti gli attori in campo, ma che non per questo può permettere valutazioni affrettate o inesatte, concedendo soprattutto agli organi istituzionali riflessioni dettate da approssimazione o percezioni distorte.

LA LETTERA - E’ per questo motivo che il Segretario Nazionale del Sindacato dei Dirigenti Medici dipendenti degli Ospedali Religiosi Classificati Dott. Donato Menichella firma oggi una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute On. Roberto Speranza per fare chiarezza su quanto sta accandendo da settimane a questa parte all’interno degli ospedali religiosi di tutta Italia.

OLTRE 100 MEDICI CONTAGIATI – In queste settimane così difficili per l’intero sistema sanitario, anche gli ospedali religiosi stanno dando tutto il loro impegno in un collettivo e sempre più stremato sforzo che li vede coinvolti in prima linea come strutture ospedaliere e attraverso il lavoro incessante dei propri medici. «Sono decine gli Ospedali Religiosi Classificati sparsi nell’intero territorio nazionale ad essere impegnati al massimo delle proprie forze. Il numero dei medici contagiati (ad oggi oltre un centinaio, dato purtroppo in inesorabile aumento) proprio per infezione da Coronavirus è una triste convalida del loro massimo impegno e sacrificio» dichiara il Segretario Menichella.

L'APPORTO FONDAMENTALE - Solo nel Lazio, ad esempio, è da ricordare l’attuale fondamentale apporto che stanno dando gli Ospedali Religiosi tra i quali il Policlinico Gemelli, L’Ospedale Bambino Gesù, l’IDI, l’Ospedale Israelitico e l’Ospedale Regina Apostolorum; tutti presidi Covid-19. Analogo ruolo in prima fila stanno svolgendo le decine di altri Ospedali Religiosi Classificati di tutta Italia, a cominciare da quelli delle regioni più colpite come Lombardia, Piemonte, Veneto ma comunque ovunque sino alla Sicilia.

LA RICHIESTA - Gli Ospedali Classificati sono delle eccellenze nel panorama della Sanità italiana e rappresentano «un patrimonio insostituibile per la nostra Nazione, svolgendo quotidianamente, in alcuni casi da secoli, un ruolo di assistenza ai pazienti frutto di un sentimento puramente etico, scevro da ogni interesse di natura economica, esattamente come fanno gli Ospedali Pubblici» continua Menichella. Nell’immaginario collettivo è molto frequente la percezione della sanità privata come una entità unica uniforme (il cosiddetto “privato accreditato”). «Nulla di più sbagliato!» secondo il Segretario tra le righe della lettera aperta. Nell’ambito della Sanità Privata esiste infatti una enorme distinzione tra soggetti profit e soggetti no profit. Tra i soggetti no profit la parte preponderante è rappresentata dagli Ospedali Classificati i cui medici infatti, sono parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale usufruendo dell’equiparazione dei titoli e dei servizi ai colleghi degli Ospedali Pubblici.

LA RISPOSTA - Secondo Menichella non è quindi corretto «puntare il dito indiscriminatamente contro la Sanità Privata e ciò specialmente in un momento in cui, proprio gli Ospedali Religiosi stanno dando un apporto fondamentale a gestire l’emergenza sanitaria del Coronavirus» e il riferimento è in chiara risposta all’intervento dell’On. Pierferdinando Casini che ieri mattina, nel corso del dibattito al Senato successivo alla relazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha tra le altre cose attribuito il mancato funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale in occasione dell’emergenza in atto anche e soprattutto all’aver delegato troppe attività ai soggetti privati, rivendicando quindi la necessità che il Servizio Pubblico si riappropriasse delle attività già delegate ai Privati.

PASSATA L’EMERGENZA - «In questo contesto e per il futuro, ci auguriamo che quando si farà riferimento all’Ospedalità Privata lo si faccia per riconoscere l’insostituibile ruolo svolto dagli Ospedali Classificati e che una volta conclusasi questa dolorosissima emergenza, ci sia l’occasione di dare finalmente corso a un riordino della Sanità Italiana» sollecita Menichella.

L'OCCASIONE - «Che possa essere quella l’occasione - continua Menichella - per valorizzare e sostenere tanto gli Ospedali Religiosi Classificati quanto quelli che, ceduti a privati non religiosi, abbiano mantenuto il regolamento di equiparazione dei diritti e doveri agli ospedali pubblici. Gli Ospedali Classificati, hanno infatti troppo spesso subito discriminazioni e continui tagli di budget fino al punto che oggi vedono minata la loro stessa esistenza tanto da doversi preoccupare, in piena emergenza (come qualunque altra impresa produttiva) di come recuperare la produzione che per cause di forza maggiore non hanno potuto assicurare».

 

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