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Il Bar Europa presenta la scuola sulla complessità

Appuntamento giovedì 25 ottobre, alle 16.00, al Mercato centrale di Roma Termini

ROMA - Il Bar Europa presenta la scuola sulla complessità, giovedì 25 ottobre, alle 16.00, al Mercato centrale di Roma Termini. Una scuola itinerante fatta di un programma di incontri, dialoghi e dibattiti politicamente scorretti organizzati all'interno della nona edizione di "Costituzionalmente: il coraggio di pensare con la propria testa", attraverso i quali rappresentare, in tutta l'ambiguità e la contraddittorietà, la storia, la scienza, il pensiero e l'arte, la complessità e la bellezza dell'idea di Europa, uscire dal confortevole torpore del pensiero unico e stimolare una comprensione critica della nostra memoria, del nostro presente e del nostro orizzonte.

Desistenza, pressappochismo e indifferenza derivano da un’assordante afonia intellettuale, da quella che possiamo definire una vera e propria diserzione delle classi dirigenti, da quanto non abbiamo fatto e di quel poco che è in nostro potere di fare per lottare contro l’indifferenza. A questo serve la scuola sulla complessità. A provare a rispondere all'interrogativo: è permesso sperare? 

Abbiamo almeno due obiettivi dice Michele Gerace, ideatore dell'iniziativa. Il primo è esorcizzare la sensazione che siamo su un piano inclinato, che stiamo scivolando verso il basso e che non ci possiamo fare niente. Pensare che è inutile agitarsi perché nulla può cambiare è semplicemente sbagliato. Ci proietta in una condizione psicologica di sopravvivenza. Ci rende cinici, indifferenti, felici nella nostra mediocrità. Pensare che è inutile agitarsi significa sabotare la società, essere retroguardia quando dovremmo essere avanguardia. Che siamo in un mondo in declino all’interno del quale quello che pensiamo e che facciamo non possono fare la differenza. Che non abbiamo scelta.  Ci assoggettiamo ad un limite che nessuno ci ha imposto e che ci siamo dati con il nostro modo di pensare e di fare, o meglio di non pensare e di non fare.    Il secondo è rendere l’idea, soprattutto ai più giovani, di quanto sia profonda la nostra cultura e di come sia complessa la nostra identità. La scuola sulla complessità è uno stimolo a risvegliare le nostre coscienze ad accorgerci di chi e di cosa ci circonda, a sorprenderci, indignarci e meravigliarci. A soffermarci sul significato e sul senso che attribuiamo alle immagini, alle parole ai suoni, in generale al linguaggio, e, quindi, a considerare l'importanza che le forme espressive hanno nel dare forma ai nostri pensieri e contenuto alle nostre azioni. La scuola sulla complessità rappresenta un invito ad agitarsi, a voler agire e prendersi cura dei diritti, delle libertà, della cultura, di tutta la bellezza che condividiamo, che è nostro preciso dovere salvaguardare e, dove possibile, accrescere. Per cambiare, in meglio.  

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