ROMA - La World Organization for International Relations (www.woirnet.org), fondata nel 1978 per iniziativa di Emilia Lordi-Jantus, già funzionaria dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP), per contribuire in maniera indipendente allo sviluppo e all'applicazione delle Relazioni Internazionali ed a preservare così l'armonia nel mondo, ha elaborato -parallelamente al ranking delle stelle più "solari" di Hollywood- una graduatoria delle 5 giovani attiviste più attive sui social, perché secondo World Organization for International Relations la speranza per l'ambiente e per le nuove generazioni è tutta incentrata sulle donne.
LE DONNE - Non è un caso se ci sono delle donne -da Ellen MacArthur a Greta Thunberg- a guidare l'azione contro il «climate change» per la sopravvivenza del nostro pianeta e della nostra specie. Ed ecco allora che tra le potenziali candidate a ricevere quest'anno la Medaglia WOIR al Servizio della Pace (www.vatican.woirnet.org/medaglia.html) ci sono anche le 5 giovani attiviste più impegnate a difendere l'ambiente anche sui social.
PRIMO POSTO - Al primo posto nel ranking delle attiviste della World Organization for International Relations si posiziona Manuela Barón, per metà statunitense e per metà colombiana, che si è particolarmente impegnata a promuovere -su Instagram e su YouTube- una vita a minimo impatto ambientale ed un'etica zero-rifiuti. «Prima di comprare nuovi oggetti sostenibili, usa tutto ciò che hai già -che sia o non sia bio- perché rivedere le nostre abitudini di acquisto significa ridurre i rifiuti: la cosa più sostenibile che puoi fare con gli oggetti non ecologici che hai in casa è usarli» sostiene Manuela.
SECONDO POSTO - Al secondo posto troviamo invece la ventiduenne londinese Elizabeth Farrell, che ha sviluppato una «coscienza ambientalista» a partire da un progetto scolastico sui ghiacciai, pubblicando foto dei suoi look ambientati in panorami artici. Ha inoltre collaborato alla campagna Save The Arctic di Vivienne Westwood e da allora è stata consacrata erede della stilista britannica eco-punk che fin dal 1971 -anno in cui aprì il suo primo negozio al 430 di King's Road- è in prima linea per ridurre le emissioni di anidride carbonica, primissima a denunciare il problema del riscaldamento globale e dei catastrofici problemi ambientali che ne sarebbero derivati.
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