domenica 10 giugno 2018 - 11:35

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Immigrazione Capitale, i numeri di Roma

È stato pubblicato il XIII Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni

di Claudio Carassiti

ROMA – Roma è sempre stata crocevia di culture ed è cresciuta nei secoli anche grazie all’apporto e alla presenza di immigrati provenienti dalle più remote nazioni. La grandezza di Roma è sempre stata centro attrattivo per tanti, in passato appunto, ma anche ai nostri giorni. I fenomeni migratori che tanti dibattiti sollevano, hanno alcune peculiarità nel territorio romano e questi fenomeni sono misurati ogni anno dal Rapporto dell’ORM giunto alla XIII edizione.

CITTÀ DEI RECORD – Con circa 545.000 residenti stranieri, Roma è la prima provincia per numero di immigrati, accogliendone il 10,8% del totale nazionale. Questo numero, inoltre, cresce ad un ritmo annuale ben superiore alla media italiana, registrando un +2,9% contro lo +0,4% nazionale. Ancora più marcato è il dato delle nascite nelle famiglie straniere residenti: costituiscono infatti quasi il 17% di tutti parti romani.

LE PROVENIENZE – A fronte di un saldo migratorio di quasi +22.000 unità, poco meno di 9.500 persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana, venendo così cancellate dalle liste dei residenti stranieri. A differenza della percezione comune, il 54,2% dei residenti stranieri è europeo (quasi totalmente comunitari), il 26,2% asiatico e solo il 10,9% proviene dall’Africa.

IL LAVORO – Nel territorio della Città Metropolitana ci sono 63.052 imprese guidate da immigrati che ne fanno la provincia a più alto tasso di aziende “immigrate”. Anche sul fronte del lavoro dipendente, il tasso di occupazione degli stranieri segue trend superiori a quelli nazionali.

I CORRIDOI UMANITARI – Roma e il Lazio sono stati protagonisti anche nella sperimentazione di questi nuovi, più sicuri e più umani canali di immigrazione. In nove Comuni del Lazio sono ospitate 184 persone arrivate tramite corridoi umanitari. Ciò che deve far riflettere è che i beneficiari di questi programmi ottengono una risoluzione delle richieste d’asilo che oscilla tra i tre e i sei mesi contro i due anni che servono agli immigrati attraverso canali irregolari.