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Immigrazione: droni per il monitoraggio

Dei barconi e il soccorso in mare, nuovi progetti e tecnologie

di Valerio Cruciani

ROMA - Droni in volo sul Mediterraneo per il monitoraggio dei barconi carichi di clandestini e per attivare i soccorsi in caso di naufragio. Cresce l’impiego di questi sofisticati velivoli radiocomandati per fronteggiare l’emergenza immigrazione e per evitare nuove tragedie in mare. Un drone “Falco Evo” di Leonardo viene ad esempio utilizzato da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: nell’estate scorsa, decollato da Lampedusa, ha consentito di identificare una “nave madre” dalla quale decine di migranti irregolari erano stati trasferiti su imbarcazioni più piccole destinate a sbarcare sulle coste italiane. Nuovi progetti di droni per il monitoraggio in mare saranno presentati al “Sea Drone Tech Summit 2019”, seconda edizione dell’unico congresso in Italia dedicato ai droni e ai sistemi robotici per impiego marino e subacqueo, che si svolgerà nei giorni 29 e 30 ottobre prossimi a Ostia (Roma). L’evento, promosso dal Municipio X di Roma e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre, sarà ospitato per la parte congressuale dal Polo Natatorio di Ostia, centro federale della Federazione Italiana Nuoto, e per le prove in mare dal Porto Turistico di Roma.

LA SICUREZZA - Per contribuire alla sicurezza nel Mediterraneo, l’Aeronautica Militare utilizza invece i velivoli teleguidati “Predator” del 32° Stormo di Amendola (FG), che consentono di segnalare tempestivamente la presenza di barconi al Centro di coordinamento marittimo competente. Si moltiplicano anche i progetti di aziende e organizzazioni non governative. Un consorzio europeo che vede la partecipazione della società italiana TopView ha sviluppato il sistema “Sara” nell’ambito del progetto “Horizon 2020”: basato su un drone multirotore, collegato con un cavo ad un’imbarcazione, consente di sorvegliare da una quota fino a 100 metri l’area circostante e di essere utilizzato per coordinare i soccorsi in caso di naufragio. In Spagna è invece in fase di studio il sistema “Freeda”, sviluppato dalla  Fondazione Hemav, in collaborazione con l'Università Politecnica della Catalogna e con la ong Proactiva Open Arms, che vorrebbe utilizzare il drone per aumentare la portata delle sue ricerche in mare. Anche la ong maltese Moas ha impiegato due sofisticati droni “Camcopter S-100” per le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, prima di trasferirsi in Asia.

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