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Salute

Inquinamento per polveri sottili nella Valle del Sacco (Lazio)

Inquinamento per polveri sottili nella Valle del Sacco (Lazio)

Aumentano i pazienti colpiti da malattie a cuore, polmoni e cervello

di Alessia Salmoni

ROMA - Gravi rischi per la salute sono quelli che sta vivendo ormai da anni la popolazione della Valle del Sacco, in provincia di Frosinone. Una situazione allarmante al punto da spingere l’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia a scrivere a inizio giugno una lettera aperta al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e al Ministro della Salute Roberto Speranza per denunciare la grave situazione ambientale. I livelli raggiunti hanno delle potenzialità catastrofiche: l'appello dei medici vale come ultimatum alle istituzioni.

LO SCENARIO – L’inquinamento dell’area ciociara è iniziato negli anni ’60, quando lo sviluppo economico del Paese ha provocato una riconversione economica dall’agricoltura all’industrializzazione, un processo che però in questa zona ha avuto un approccio selvaggio, senza rispetto per il territorio. È nato così un importante distretto industriale, soprattutto chimico, ma con un sovraccarico di inquinanti che negli anni hanno contaminato aria, terreni e falde acquifere. Se per una bonifica di suolo e acque sono necessari diversi decenni, più incisivo può essere un intervento sull’aria attraverso la riduzione di emissioni. L’urgenza è evidente: basti pensare all’elevato numero di donne che si ammalano di cancro alla mammella pur senza fattori di rischio, in una forma peraltro più metastatizzante e meno rispondente alla chemioterapia e alla grave piaga dei danni riproduttivi dei giovani maschi della Valle del Sacco.

IL COMMENTO - “Già dal 2014 abbiamo constatato dei quadri clinici più gravi rispetto al passato: un aumento delle patologie respiratorie e cardiovascolari; più frequenti riacutizzazioni bronchitiche e crisi d’asma che colpivano anche le età più avanzate; una maggiore difficoltà di approccio terapeutico e un’alta rappresentatività delle malattie cardiovascolari ipertensive, ischemiche, aritmiche con eventi di ictus cerebrali – sottolinea Teresa Petricca, specialista pneumologo, Responsabile Scientifico Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia – In quell’anno, un’indagine su circa 3500 cittadini di Frosinone over 14 di entrambi i sessi, dimostrò che la prevalenza d’asma era doppia rispetto la media nazionale; addirittura tripla appariva la BPCO. Da quel momento abbiamo affinato le nostre ricerche, al fine di studiare le ricadute nocive delle polveri sulla salute. Nel 2016, il dato regionale evidenziava che all’ospedale Bambin Gesù la prevalenza di bambini ricoverati per asma era quella relativa all’area di Frosinone. Nello stesso periodo, sempre per la ASL di Frosinone, i morti per BPCO dopo 30 giorni dal primo ricovero rappresentavano oltre il doppio rispetto la media regionale, mentre la percentuale di mortalità per patologie del sistema circolatorio era del 44,5%, rispetto al 36,3% della Regione Lazio. Da questi dati si deve ripartire. Per la salvaguardia della salute, la prevenzione primaria non sta nella diagnosi precoce, bensì nell’intervento sui fattori causali ambientali delle malattie, tra i quali si riconoscono le PM per l’inquinamento aereo, che rappresentano il marcatore internazionale di studio”.

IL PROBLEMA DELLA RILEVAZIONE – La vecchia gestione dell’ARPA - Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente misura le polveri con una metodologia basata su una media delle 24 ore. Questo approccio però non permette di sapere quando si concentrino le polveri e quali siano gli orari più pericolosi. “Il primo obiettivo dell’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia è stato quello di superare la modalità di rilevamento dell’ARPA per definire la reale pericolosità delle polveri in rapporto ai picchi, durante i quali può essere opportuno evitare di far uscire anziani, bambini, donne in gravidanza, soggetti asmatici e con problemi respiratori – evidenzia la dott.ssa Petricca – Inoltre, serve un numero maggiore di centraline: a Frosinone ci sono due centraline ARPA, una per le PM 2,5 e PM 10 e una che registra solo le PM10. In tutta la Ciociaria, per le PM2.5, le più pericolose, ve ne esistono solo due”.

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