ROMA - Sommersa dai debiti, senza la possibilità di passare il canale di Suez per una consegna da 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio in Mozambico, con una ciurma appena sostituita dopo un ammutinamento e con un piccolo buco al lato che costringeva a pompare continuamente l’acqua fuori. Così è arrivata al porto di Beirut il Rhosus, il cargo da cui è stato sequestrato il carico esploso martedì scorso nella capitale libanese.
IL RACCONTO - A raccontare la sua storia è Boris Prokoshev, oggi 70enne pensionato ma nel 2013 capitano di navi, al New York Times. Prokoshev era stato contattato dall’armatore della nave, l’uomo d’affari russo Igor Grechushkin, residente a Cipro. Il magnate aveva stipultato un contratto per trasportare quasi 3mila tonnellate di nitrato d’ammonio alla Banca internazionale del Mozambico per conto della Fábrica de Explosivos de Moçambique. L’uomo, però, aveva numerosi problemi economici e la ciurma, partita con il carico dal porto di Batumi, sul Mar Nero, in Georgia, aveva deciso di ammutinarsi a causa dei mancati pagamenti del datore di lavoro. Prokoshev, allora, viene contattato dal russo e accetta l’incarico prendendo il controllo della nuova ciurma formata da marinai esperti d’origine ucraina. Quindi il Rhosus riparte con destinazione Mozambico, ma poco dopo si deve fermare di nuovo. Grechushkin, infatti, comunica al capitano di non avere abbastanza soldi per pagare il passaggio nel canale di Suez e propone di fermarsi a Beirut, in Libano, sperando di poter concludere un affare per il trasporto supplementare di macchinari pesanti così da poter avere abbastanza soldi per poter riprendere il viaggio. La ciurma allora si dirige a Beirut, ma le autorità libanesi hanno bloccato le operazioni della nave e costringono la ciurma a rimanere a bordo del mezzo. Il cargo, infatti, vecchio di quasi 30 anni, non era adatto per aumentare il suo carico con i prodotti dell’affare del suo armatore. Inoltre la Rhosus non era in grado di prendere il mare per problemi tecnici e il suo proprietario ancora non vuole pagare le tasse di attracco al porto. Intrappolato in una disputa finanziaria e diplomatica, l’armatore russo decide di abbandonare il cargo. Il suo carico di nitrato di ammonio viene trasferito nell’hangar 12 di un magazzino del porto di Beirut, dove è rimasto fino a martedì scorso, giorno in cui è avvenuta l'esplosione.
La foto è di repertorio
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