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La "Vulnerabile Bellezza" di un territorio lasciato solo nel film di Mandolesi

La "Vulnerabile Bellezza" di un territorio lasciato solo nel film di Mandolesi

Il documentario di Manuele Mandolesi vince il Globo D’Oro a 4 anni dal sisma

di Claudio Carassiti

AMATRICE - Era il 2016 quando un forte terremoto devastò il centro Italia con tre potenti repliche: il 24 agosto, distruggendo Amatrice e Accumoli, e ancora il 26 e 30 ottobre, in quella che è stata definita “la più forte scossa in Italia dal sisma dell'Irpinia nel 1980”. Tre Regioni colpite al cuore: Marche, Umbria, Lazio. Otre 41 mila sfollati. Più di 87 Comuni lesionati, tra cui borghi storici come Visso, Ussita, Casali, Castelsantangelo sul Nera. Raso al suolo Castelluccio di Norcia, noto per la fioritura di lenticchie più suggestiva in Italia.

L’EVENTO - Un evento sismico che ha cambiato la geografia del territorio e la vita di migliaia di persone. Una tragedia che ha saputo raccontare con attenzione e delicatezza il regista marchigiano Manuele Mandolesi in “Vulnerabile bellezza”, prodotto da Respiro Produzioni e vincitore nella categoria “Miglior documentario” per il prestigioso Premio Globo d’Oro 2020, già premiato come “Miglior film italiano” al Festival dei Popoli 2019.

IL DOCUMENTARIO - Mandolesi sceglie di raccontare il terremoto e la sua gente attraverso una giovane famiglia di allevatori: Michela, Stefano e i loro due figli, Diego ed Emma, che ha seguito per più di un anno dal 2017 al 2018. Sono di Ussita, piccola ma viva comunità ai piedi di quel Monte Bove conosciuto come la “perla dei Sibillini”. “Vulnerabile bellezza” è la loro storia, dalla lunga attesa per una nuova casetta di legno, alla ricostruzione della stalla per gli animali. Una storia di solitudine e difficoltà, ma soprattutto di tenacia, speranza e rivincita. Michela e Stefano lottano per ricostruire la loro vita sulle montagne che amano e nel momento di massima difficoltà riescono perfino a fare crescere la propria attività di allevatori. Una famiglia che ben rappresenta la forza di chi vive sugli Appennini, in simbiosi con la natura e il territorio tanto da considerare il terremoto un cambiamento “naturale” e una rinascita sia per loro che per la loro terra. Una terra bellissima che, seppur vulnerabile, resiste insieme agli abitanti.

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