ROMA - “Le piante possono essere rivelare i resti di esseri umani deceduti nel terreno circostante”. Questa di base è l’asserzione di un nuovo studio apparso sulla rivista Trends in Plant Science, secondo cui intorno ai resti di esseri umani morti si creano quelle che sono state definite delle “isole di decomposizione dei cadaveri”. Infatti, secondo i ricercatori dell’Università del Tennessee, i resti umani alterano il suolo a livello chimico, modificando la composizione chimica delle stesse radici, le foglie e altre parti delle piante che circondano i resti stessi. Un’alterazione che avviene per un forte rilascio di azoto che segue la decomposizione, un evento che avviene in maniera molto veloce e improvviso, così come l’assorbimento da parte delle piante stesse. Cambiamenti nella composizione chimica che, in particolare nelle foglie, potrebbe essere anche individuata ad anni di distanza dal decesso, spiegano i ricercatori, ora intenzionati a sperimentare la teoria presso l’Antropology Research Facility dell’università. Da questo studio si potrebbero sviluppare numerosi metodi di ricerca sperimentali. Attraverso dei droni, ad esempio, si potrebbero rilevare le modifiche studiate nelle piante, attraverso la misurazione della riflettanza o della fluorescenza delle foglie.
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