ROMA – Le mandorle che siamo abituati a gustare oggi sono ben diverse da quelle del passato: tutte le varietà selvatiche di questa pianta sono infatti amare e tossiche. E' stata una mutazione avvenuta naturalmente, e selezionata dall'uomo migliaia di anni fa, che le ha rese dolci, permettendone la coltivazione.
LO STUDIO – Lo rivela la mappa del Dna della mandorla, pubblicata sulla rivista Science e frutto della ricerca coordinata da Raquel Sanchez-Perez, dell'università di Copenahgen, e Stefano Pavan, dell'università di Bari. Allo studio hanno contribuito l'università di Foggia e il Centro di edologia e biologia applicata di Murcia. La domesticazione del mandorlo, e quindi la sua coltivazione da parte dell'uomo, è stata possibile grazie ad una mutazione avvenuta nel Dna di questo albero, che ha reso i suoi frutti dolci.
ROMA – Ancora arbitro protagonista in Serie A. Nel corso di Roma-Genoa, valevole per la 24ª giornata del massimo campionato, il signor Rosario Abisso annulla, dopo la consultazione del...
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