ROMA - I terremoti del passato sempre meno un mistero, grazie a una nuova tecnica messa a punto in Italia, dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), e descritta nella rivista Scientific Reports. Il metodo si basa sulla analisi delle “intensità macrosismiche", ovvero gli effetti dei terremoti in base alla loro intensità sulla scala Mercalli.
I COMMENTI - Paola Sbarra, prima autrice dell’articolo, commenta così: «Conoscere la profondità dei terremoti storici è fondamentale per poter stimare correttamente la magnitudo di ciascun evento del passato e per associarlo a una specifica faglia». Insieme a Sbarra hanno collaborato allo studio Pierfrancesco Burrato, Patrizia Tosi, Paola Vannoli, Valerio De Rubeis e Gianluca Valensise. Per Sbarra «il nuovo metodo permette di descrivere con maggior dettaglio le faglie in grado di generare futuri terremoti e, quindi, di prevedere efficacemente la distribuzione geografica dello scuotimento atteso». Conoscere approfonditamente gli eventi del passato è molto utile per prevedere i terremoti del futuro.
IL METODO - Da questo viene l’importanza di questo nuovo metodo messo a punto dall'Ingv, basato su quella che è stata definita dai sismologi come una "Stele di Rosetta": si tratta di dati che si riferiscono a 20 terremoti registrati tra il 1983 e il 2019, che si basano soprattutto sui dati raccolti dalle popolazioni colpite. A quest'ultimo proposito, ritornano utili i questionari compilati dai cittadini e raccolti e analizzati dal servizio "Hai sentito il terremoto" dell'Ingv.
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