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Quirinale, Mattarella saluta: super partes o sarà crisi

Quirinale, Mattarella saluta: super partes o sarà crisi

L’elezione del 13° Presidente della Repubblica si presenta come una delle più delicate

di Matteo Spinelli

ROMA - Il 3 febbraio 2022 si chiuderà ufficialmente il settennato di Sergio Mattarella, che saluterà il Quirinale dopo aver dato mandati per quattro Governi (Gentiloni, Conte I, Conte II e Draghi), nominato un Senatore a vita (Liliana Segre) e due Giudici della Corte costituzionale (Francesco Viganò ed Emanuela Navarretta).

Un settennato lungo, a tratti complesso, e pieno di incombenze. Le stesse che a 80 anni (il prossimo 23 luglio saranno 81) l’attuale Presidente della Repubblica non si sente pronto ad affrontare di nuovo, rinunciando di fatto ad un possibile secondo mandato che gli è stato chiesto (più dalla gente che dagli addetti ai lavori) velatamente o meno.

Se veramente – ma mai dire mai, soprattutto in politica – Mattarella saluterà il Colle tra qualche mese, è inevitabile l’apertura del totonomi per il suo successore. A circa 40 giorni dalla seduta comune alla Camera, con l’elezione che dovrebbe tenersi presumibilmente intorno al 20 gennaio 2022, gli scenari sono molteplici, anche se alcuni potrebbero creare una certa instabilità nel Paese.

L’idea che corre tra i moderati è quella di una figura super partes, che possa quindi trovare l’appoggio di tutte le forze politiche in campo, vista anche l’eterogeneità dell’attuale Governo. Si va, quindi, da professionisti della politica come Pierferdinando Casini e Giuliano Amato, fino alla costituzionalista e Ministro della giustizia Marta Cartabia, passando per Elisabetta Belloni attualmente a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza italiano dal governo Draghi.

Le ultime due opzioni aprirebbero le porte, per la prima volta, ad un Presidente donna, evento mai accaduto dal 1948. In tal senso spicca anche il nome dell’attuale Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, benché ritenuta troppo schierata politicamente, stante la sua presenza in Forza Italia.

E se non si trovasse convergenza su un super partes? In tal caso potrebbero aprirsi tre scenari che, con tutta probabilità, porterebbero ad una crisi di Governo.

La prima ipotesi è quella che sta rimbalzando più spesso sugli organi di stampa e tra gli addetti ai lavori in questi giorni: l’elezione di Mario Draghi a nuovo Presidente della Repubblica. Per molti, infatti, l’attuale Premier sarebbe la figura più adatta per succede a Mattarella, anche se una sua elezione al Quirinale porterebbe, di fatto, ad una crisi di Governo.

L’ex leader della BCE, infatti, è riuscito con un ampio lavoro diplomatico a creare e tenere in piedi una maggioranza estremamente eterogenea, che di certo mal sopporterebbe una figura meno carismatica di Draghi. In più Fratelli d’Italia, forte della sua crescita esponenziale nei sondaggi, spingerebbe con tutte le energie per le elezioni anticipate, trovando manforte anche da parte di Lega e, perché no, Forza Italia.

Proprio all’interno di Forza Italia si trova il secondo scenario, che porterebbe all’eventualità di vedere Silvio Berlusconi al Colle. Ipotesi quanto mai remota, stante i numeri scarsi tra le preferenze del Cavaliere, ma c’è sempre la variabile impazzita che porta il nome dei così detti franchi tiratori. L’eventuale elezione di Berlusconi al Quirinale, avallata da esponenti politici al di fuori della coalizione di centrodestra, spaccherebbe ancor di più una maggioranza che vive di equilibri fragili.

L’elezione di un eventuale Mister X, ovvero un nome portato avanti da un’eventuale coalizione che aspetterebbe il quarto scrutinio con maggioranza assoluta per proporlo, è strettamente collegata all’opzione precedente. La maggioranza parlamentare perderebbe i minimi equilibri tenuti in piedi solo dal carisma di Mario Draghi, che a quel punto potrebbe essere costretto a rimettere il proprio mandato nelle mani del neoeletto Presidente della Repubblica.

L’elezione del 13° Capo di Stato, quindi, si presenta come una delle più delicate degli ultimi decenni, con una maggioranza parlamentare, sorretta da fragilissimi equilibri, quanto mai in bilico.

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