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Referendum sul taglio dei parlamentari, le voci del dibattito nel Governo

Referendum sul taglio dei parlamentari, le voci del dibattito nel Governo

Per il Partito Democratico bisogna anticipare il Referendum con la legge elettorale. C’è accordo con Il M5s ma non con tutto il Pd

di Giacomo Zito

ROMA - Il 20 e 21 settembre prossimo si terrà il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Le forze politiche hanno iniziato a mostrare le proprie carte, dalla sinistra alla destra del Parlamento. "È importante che nel Paese ci sia un ampio dibattito pubblico” hanno dichiarato in una nota congiunta il Presidente del Senato Elisabetta Casellati e il Presidente della Camera Roberto Fico. "È grazie a una corretta informazione, a un confronto esteso e all’approfondimento delle ragioni delle parti che è possibile fornire ai cittadini gli strumenti necessari a esprimere il proprio voto in modo consapevole", concludono i due Presidenti delle Camere.

L’INFORMAZIONE - Per questo Rai Parlamento ha già organizzato un fitto calendario di tribune elettorali in vista dell’Election Day. In particolare il canale pubblico sarà impegnato dal 10 agosto al 18 settembre su tutte e tre le reti generaliste della Rai e alla radio con 37 appuntamenti informativi negli spazi di comunicazione politica indicati dalla delibera della Commissione di Vigilanza Rai. “Un doppio impegno per Rai Parlamento - ha spiegato il direttore Antonio Preziosi -: formula chiara ed innovativa per spiegare a tutti i cittadini le ragioni del sì e quelle del no nel referendum ed informare sulle elezioni Regionali”. Lo stesso varrà anche per le elezioni regionali di settembre, con due cicli di  tribune nazionali, il primo dall’11 al 13 agosto, il secondo dal 14 al 16 settembre nel pomeriggio su Rai 2. Le voci di entrambe le fazioni troveranno spazio anche nei Messaggi autogestiti, che partiranno mercoledì 9 settembre e che saranno trasmessi fino a venerdì 18 settembre, su Rai 3 alle ore 12.25 oltre che dal palinsesto radiofonico. 

LE VOCI - Dal Partito Democratico c’è molta prudenza a riguardo, dato che diverse fazioni dimostrano interessi diversi all’interno del partito stesso. Il vicecapogruppo Pd alla Camera Michele Bordo, invece di alzare gli scudi sul voto, ricorda l’importanza di portare a casa il voto sulla legge elettorale prima del referendum: "Come ribadito in questi giorni, per il Partito Democratico è fondamentale, considerando anche la disponibilità degli alleati di governo, che prima del voto sul referendum ci sia almeno in un ramo del Parlamento l’approvazione della riforma della legge elettorale. Si tratterebbe di un segnale importante al fine di assicurare che tutti i territori vengano rappresentati in Parlamento, cosa oggi molto a rischio con la legge vigente", ha spiegato Bordo. Dalla parte dei Cinque Stelle, invece, il commento del ministro degli Esteri Luigi Di Maio è più lapidario, essendo il referendum una battaglia del suo Movimento:  "Parliamo di una riforma votata da tutto il Parlamento, di cui si parlava da venti anni e che ci normalizza. Solo l’Italia aveva un così alto numero tra deputati e senatori. Detto questo, sulla legge elettorale c'era un accordo e noi vogliamo rispettarlo". Poi, continua, Di Maio interviene anche sulla questione alzata dal Pd: "Dopo il taglio dei parlamentari al Paese servirà una nuova legge elettorale. Comprendo le preoccupazioni del Pd, l’accordo era che contestualmente alla riforma avremmo cambiato le regole del gioco: legge elettorale e regolamenti parlamentari. Confido nel fatto che parlandoci, all’interno della maggioranza, troveremo una soluzione". La legge elettorale dopo il referendum, ma assecondando il Pd sul fatto di fare votare almeno una parte del Parlamento. Secondo Di Maio,infatti, per far passare il proporzionale non servono i voti di Forza Italia: "Ripeto che non considero affatto esaurito lo spazio di dialogo sul tema. Sono convinto che le forze politiche di maggioranza sapranno trovare un punto di incontro”.

I CONTRARI - A non concordare con la linea del governo ci sono tante voci all’interno del Partito Democratico. "Il Pd ha fatto un errore madornale nel piegarsi al populismo e alla cultura anti-parlamentare dei 5Stelle” ha affermato, ad esempio, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori sull'Huffington post. “Adesso l’unica dignitosa via d’uscita è ammetterlo e sperare che il 20 settembre la maggioranza dei cittadini dica di no ad una riforma che mina i fondamenti della nostra democrazia rappresentativa (e per fortuna che abbiamo almeno il referendum, mi verrebbe da dire). Se anche si dovesse arrivare in extremis ad approvare il proporzionale: la sostanza non cambia. Al prossimo giro potrebbe benissimo tornare l’ ‘iper-maggioritario’, con tutti i rischi del caso", aggiunge.

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