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Relazione tra Covid-19 e testosterone: le ultime scoperte

Relazione tra Covid-19 e testosterone: le ultime scoperte

“SARS-CoV-2 può infettare i testicoli, influenzando anche la secrezione di testosterone nei pazienti più giovani"

di Federico Marconi

ROMA - I dati raccolti in tutto il mondo sui casi COVID-19 rivelano che uomini e donne hanno la stessa probabilità di contrarre il COVID-19. Tuttavia, il numero di pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19 complicato da gravi eventi clinici, come la coagulazione intravascolare disseminata, la tromboembolia venosa, le lesioni cardiovascolari e renali acute o la sepsi e l’insufficienza multiorgano, è statisticamente più elevato per gli uomini rispetto alle donne. “A un esame più attento, si sospetta che fattori specifici potrebbero causare una propensione verso una prognosi sfavorevole negli uomini affetti da COVID-19, in particolare enfatizzando il ruolo del testosterone“, spiega il Prof. Andrea Militello Urologo e Andrologo premiato nel 2014 e 2018 come miglior andrologo d’Italia. “In una revisione della letteratura pubblicata su Andrology, i colleghi italiani hanno dedotto che i dati osservativi mostrano che i pazienti con peggiore progressione clinica, spesso gli adulti più anziani con una o più malattie croniche sottostanti, hanno maggiori probabilità di avere bassi livelli di testosterone”, continua il professore. “Inoltre, l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 o ACE2, che è indispensabile per introdurre SARS-CoV-2 nelle cellule ospiti, e tale recettore è anche espresso nei testicoli”, dice ancora l’andrologo Militello.

LA CONLUSIONE - “Questi risultati suggeriscono che SARS-CoV-2 può infettare i testicoli, influenzando potenzialmente anche la secrezione di testosterone nei pazienti più giovani. Pertanto, come nei casi di uomini più anziani o di quelli con malattie dismetaboliche come l’obesità, un basso livello sierico di testosterone può predisporli a una ridotta risposta immunitaria, portando a un peggioramento della progressione dell’infezione da SARS-CoV-2 negli uomini”, continua il Dr. Militello, che da poco riceve anche pazienti nella Repubblica di San Marino.

LA DIMOSTRAZIONE - Lo studio italiano ha affermato che l’ipotesi è stata recentemente dimostrata in un piccolo studio a centro singolo che ha valutato 31 uomini con polmonite COVID-19 ammessi in terapia intensiva in Italia. Nello studio, pubblicato su Andrology a maggio, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini con COVID-19 grave e ipogonadismo manifesto avevano maggiori probabilità di morire rispetto agli uomini con livelli più alti di testosterone.

INFIAMMAZIONI E COMPROMISSIONI - La ricerca suggerisce che livelli più bassi di testosterone plasmatico, che possono essere comuni tra gli uomini anziani o gli uomini con obesità, così come tra gli uomini con altre malattie croniche, potrebbero portare a infiammazione sistemica, compromissione della funzione CV, tromboembolia e peggiori esiti COVID-19. “Il testosterone predispone gli uomini a una risposta immunitaria meno efficace contro gli agenti infettivi e l’ipogonadismo maschile può innescare una disfunzione dannosa delle citochine che potrebbe essere responsabile di cattive prognosi negli uomini con COVID-19″, racconta ancora il Dr. Militello. “La ricerca di base dovrebbe mirare a chiarire quale ruolo, se del caso, ricopre quel recettore degli androgeni nella facilitazione dell’infezione da COVID-19 e sulla sua gravità. In secondo luogo, la ricerca clinica dovrebbe essere condotta per valutare il ruolo patofisiologico del diverso ambiente ormonale nell’infezione COVID-19 per entrambi i sessi e se l’infezione COVID-19 facilita la riduzione dei livelli di testosterone, poiché può influenzare negativamente i testicoli causando un evidente ipogonadismo. Di conseguenza, potrebbero essere condotti diversi approcci terapeutici all’infezione da COVID-19, sulla base dei risultati degli studi summenzionati”, conclude l’andrologo.

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