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Ripensare ad un nuovo modello di politiche attive del lavoro per la ripresa

Ripensare ad un nuovo modello di politiche attive del lavoro per la ripresa

Questo il tema principale discusso durante l'ultimo convegno organizzato dalla Fondazione Consulenti per il Lavoro

di Giordano D'Angelo

ROMA – «L’attuale emergenza sanitaria da Covid-19 ha imposto interrogativi profondi sul futuro del mercato del lavoro italiano e in particolar modo su quello delle politiche attive del lavoro». Con queste parole si apre l'ultimo comunicato della Fondazione dei Consulenti del Lavoro.

LE POLITICHE ATTIVE - Sul tema delle politiche attive, in particolare, si concentra l'interesse della Fondazione, secondo cui «consentono di accompagnare al lavoro il disoccupato e di provvedere alla formazione dei lavoratori adattando e riqualificando le loro competenze in base alle esigenze del mercato del lavoro». Un ruolo importante e che necessita di essere rafforzato.

IL CONVEGNO - Il tema è stato al centro della discussione del convegno in videoconferenza “Coronavirus e politiche attive del lavoro”, organizzato dalla Fondazione Consulenti del Lavoro con il patrocinio del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa, alla presenza del Presidente della Fondazione Consulenti per il Lavoro, Vincenzo Silvestri, del Direttore della Fondazione, Enrico Limardo, del Direttore Generale dell’Anpal, Paola Nicastro, del Direttore dell’ente regionale Veneto Lavoro, Tiziano Barone, e del prof. ordinario di Diritto del Lavoro dell'Università di Pisa, Pasqualino Albi.

GLI INTERVENTI - «La pandemia da Coronavirus ha creato uno shock improvviso sia in termini di organizzazione del lavoro all’interno delle aziende sia in termini di mantenimento dei livelli occupazionali», ha dichiarato il Direttore Generale Anpal, Paola Nicastro. «Per questo motivo nella fase 2 è necessario accompagnare la ripresa delle attività produttive e garantire al tempo stesso i livelli occupazionali puntando su interventi formativi che possano favorire lo sviluppo di nuove competenze, specialmente digitali», ha sottolineato. Nell’attuale contesto sanitario ed economico, infatti, le imprese sono chiamate inevitabilmente a riconvertire i loro modelli organizzativi del lavoro. Di conseguenza, anche le competenze dei lavoratori dovranno adattarsi ai cambiamenti imposti dal momento per poter affrontare la ripresa all’interno di «un contesto produttivo aziendale che non sarà certamente uguale a quella dei mesi passati».

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