ROMA - Sono finite le ricerche del piccolo Alvin Berisha, il bambino sequestrato in Italia nel 2014 dalla madre, Valbona Berisha, divenuta foreign fighter dell'ISIS. Il ritrovamento è avvenuto nel campo profughi di Al Hol, controllato dai curdi, dove vivono circa 70.000 persone, in maggioranza parenti di combattenti di Daesh finiti in carcere. «Io riconosco un difetto dell'orecchio sinistro che è il medesimo che aveva mio figlio» afferma il padre, Afrim Berisha, che in questi anni non si è mai arreso alla scomparsa del figlio.
LE RICERCHE - Il lieto fine è giunto grazie all'operato dei collaboratori dell'Onu presenti nel campo di Al Hol che sono riusciti a mettersi in contatto con il padre tramite la Croce Rossa. A dare un aiuto decisivo anche il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip) del ministero dell’Interno, che è il punto di contatto italiano per la cooperazione internazionale di polizia. Nella mattinata del 7 novembre, il bimbo è stato accompagnato in Libano da Francesco Rocca, Presidente della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. "Vorrei ringraziare - commenta Rocca - tutti coloro che sono stati coinvolti per garantire il sicuro ritorno di Alvin dal campo di al-Hol alla sua famiglia in Italia. In particolare, voglio ringraziare la Mezzaluna Rossa siriana e il suo Presidente, Khaled Hboubati, per gli enormi sforzi che sono stati fatti per facilitare questo rimpatrio e per l'enorme dedizione che ha dimostrato e continua a mostrare nella sua risposta alla crisi umanitaria in corso in Siria".
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