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Spettacolo

Teatro Vascello presenta: "Il Grande Inquisitore" con Cosimo Cinieri

Il 24 e 25 ottobre l’attore e drammaturgo sarà protagonista dello spettacolo

di Flavia Cruciani

ROMA - Cosimo Cinieri approda sul palco del Teatro Vascello per due serate da non perdere. Il 24 e 25 ottobre l’attore, drammaturgo e regista sarà il protagonista dello spettacolo “Il grande Inquisitore”, da “I fratelli Karamazov” di F. Dostoevskij, con la regia di Irma Immacolata Palazzo. Il gioco del Doppio, tema caro a Dostoevskij, è la chiave di volta attorno alla quale ruota lo spettacolo “Il grande Inquisitore”, dove la figura del Cristo diviene una mera proiezione di determinati aspetti della coscienza. Con Nicola Vicidomini, Roberta Laguardia, la partecipazione del Soprano Bibiana Carusi, l’orchestrazione e le tastiere di Domenico Virgili, la coreografia di Paola Maffioletti. E gli allievi della Scuola di Teatro Fondamenta. Inizio cantato e coreografato, quasi fossimo ‘caduti’ improvvisamente nell’evocazione del celeberrimo musical Jesus Crist Superstar e quindi, stilisticamente, richiamati a vivere il Doppio della figura del Cristo. Decisivo il ‘voto’ del popolo, impersonato dagli allievi della Scuola di Teatro Fondamenta, che, tra Cristo e il ladrone, si sa, sceglierà Barabba. Sui loro abiti bianchi (Cristo è l’umanità) verranno proiettate in parte le varie stazioni di una singolare Via Crucis fotografata nel 1981, e per l’occasione rielaborata in slide. Il video, proiettato sul fondale, che racconta di una Passione ‘giocata’ e vissuta nella periferia del Sud, un solitario rito-spettacolo, nel quale Cosimo Cinieri truccato da Gesù portò una pesante croce per le strade, è supportato da una colonna sonora di voci fuori campo: esplosioni di parole come quelle che vengono dette o urlate a ogni angolo della strada, in attinenza con la lingua furbesca e popolare, commento degli astanti di fronte a un ‘mistero’ di una religiosità etnologicamente cupa che accetta come vera la rappresentazione, legata com’è alle proprie credenze o illusioni religiose. Commenti stupiti, ammirati, partecipi o increduli, fideismi e scetticismi, della povera gente assiepata lungo il percorso: comari, vecchi sfaccendati, ragazzotti. Un documento della demenzialità diffusa esilarante e agghiacciante al contempo, un impasto di scioccaggine, superstizione, ‘cuore in mano’, pruriginoso pietismo, credulonità da tossicodipendenza televisiva (frequenti i richiami al Gesù zeffirelliano).

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