ROMA - Storica decisione per Twitter: è stato decretato il divieto di pubblicare spot politici sulla piattaforma virtuale. La decisione è stata annunciata dal creatore dell’azienda, Jack Dorsey, un anno prima delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
LA DECISIONE - Una decisione ardita che «nulla a che fare con la libertà di espressione» ha detto Dosey. «Ha a che fare con il pagare per raggiungere un pubblico più ampio possibile, e questo - ha aggiunto - ha significative ramificazioni che l'architettura democratica di oggi potrebbe non essere in grado di gestire».
LE MOTIVAZIONI - Gli scandali di Cambridge Analytica e le accuse rimbalzate tra Democratici e Repubblicani sulle presidenziali USA del 2016 devono aver inciso sulla scelta dell’azienda. Da allora, infatti, in tante campagne elettorali in Europa e in tutto il mondo occidentale si è posta la questione del ruolo dei social network nei processi elettorali e, quindi, decisionali di un intero Paese. Lo stesso Twitter, con Facebook, è finito spesso sotto accusa per non aver agito affinché fosse regolata la pubblicità durante la campagna elettorale. Dorsey vuole, con questo gesto, scrollarsi di dosso questa immagine, a differenza di Zuckerberg che continua a essere chiamato e contestato in Congresso.
LA STRETTA - Questa decisione viene presa dopo che Twitter aveva già iniziato a stabilire maggiori controlli sugli inserzionisti, al fine, per esempio, di verificare le loro identità per bloccare le pubblicità sponsorizzate da organismi sostenuti da apparati statali o governi con particolari interessi di parte.
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