ROMA - A seguito della decisione della storica decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha ribaltato l'unica sentenza che garantiva a livello federale il diritto d'aborto nel Paese, già in alcuni dei 50 Paesi si stanno muovendo i rispettivi governatori per introdurre delle leggi più severe che proibiscano l'interruzione volontaria di gravidanza. Tra questi, uno di quelli all'attenzione era sicuramente il South Dakota, storicamente guidato da amministrazioni sfavorevoli al diritto all'aborto.
LA PROIBIZIONE - Con il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade il South Dakota ha avuto quindi campo libero per introdurre delle regolazioni più severe, partendo dall'annuncio della governatrice, pronta a proibire nel Paese la possibilità di prendere appuntamenti di telemedicina al fine di impedire alle donne di ottenere pillole abortive con la prescrizione online e riceverle per posta.
IL DIRITTO ALL'ABORTO - In South Dakota l'aborto è difatti divenuto completamente illegale dopo la sentenza della Corte (tranne nei casi in cui la vita della madre è in pericolo), ora il passaggio successivo, come annunciato dalla governatrice Kristi Noem, è di impedire quelle che ha definito "procedure mediche molto pericolose". Per il momento si tratta solo di un disegno di legge ma difficilmente lo stesso verrà bloccato dall'organo legislativo del Paese.
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