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Verona, tutto pronto per il 26esimo Film Festival della Lessina

Verona, tutto pronto per il 26esimo Film Festival della Lessina

L'appuntamento è dal 21 al 30 agosto al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova

di Federico Marconi

VERONA - Il Film Festival della Lessinia si terrà dal vivo al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova (Verona) dal 21 al 30 agosto. Il concorso cinematografico internazionale dedicato a vita, storia, tradizioni in montagna e giunto alla ventiseiesima edizione supera così lo stallo dell’emergenza Covid-19. Nonostante i mesi di chiusura, i ritardi organizzativi e il drastico taglio di risorse, presenta un’edizione ricchissima. Lo dicono gli autori, i titoli, le provenienze, le anteprime del programma cinematografico: 62 film da 41 Paesi del mondo con 36 anteprime italiane di cui 3 anteprime assolute. Il Film Festival della Lessinia si conferma così, dopo la Mostra del Cinema di Venezia che aprirà i battenti due giorni dopo la chiusura a Bosco Chiesanuova, la seconda rassegna cinematografica del Veneto e uno degli eventi cinematografici sulle terre alte più rilevanti a livello mondiale.

LA PORTA AL FUTURO - Ma il Film Festival della Lessinia 2020 apre un’importante porta al futuro. Per la prima volta nella sua storia la manifestazione inaugura una sala virtuale on line che renderà possibile nei 10 giorni di manifestazione la visione dei film in streaming on demand su tutto il territorio italiano. Grazie alla collaborazione con Eventive, piattaforma statunitense già partner di prestigiose rassegne e distribuzioni cinematografiche mondiali, nei giorni di festival sarà possibile accedere alla visione delle opere cinematografiche per tutto il programma, ad eccezione della sezione FFDL+ per bambini e ragazzi.

L'INAUGURAZIONE - Il Festival si inaugura il 21 agosto con l’anteprima italiana di Lunana: a yak in the classroom girato dal giovanissimo Pawo Choyning Dorji sugli alti pascoli del Bhutan con attori non professionisti: i bambini e le bambine di una delle più remote scuole elementari del mondo. La chiusura è un doveroso omaggio alla musica di Ennio Morricone che ha esaltato le montagne in molti film, come nel capolavoro Il grande silenzio di Sergio Corbucci che chiude il Festival sabato 30 agosto 2020 dopo la consegna dei premi.

LA RIDUZIONE DEL PROGRAMMA - Il Festival 2020 subisce inevitabilmente una riduzione del programma culturale, con la cancellazione degli eventi letterari, musicali, escursionistici ed enogastronomici e una inevitabile limitazione quanto agli ospiti. Ecco che, nell’impossibilità di affidare a una giuria internazionale l’assegnazione dei premi, per la prima volta la Lessinia d’Oro per il miglior lungometraggio e la Lessinia d’Argento per il miglior cortometraggio saranno assegnate dal pubblico attraverso il voto popolare, sia in sala che on line. Un modo per ripartire dalla “comunità” che renderà davvero speciale, e irripetibile, il concorso 2020 che ospita 28 opere, di cui 10 lungometraggi e 18 cortometraggi.

RAPPORTO UOMO E PIANETA - Dopo l’omaggio alla Madre terra del 2019, il Festival inaugura la nuova sezione FFDLgreen che ospiterà, in concorso per il premio speciale “Log to Green Movie Award”, una selezione di documentari dedicati al rapporto tra l’Uomo e il pianeta, con attenzione ai cambiamenti climatici e alle emergenze naturalistiche, a conferma della vocazione sostenibile del festival realizzato interamente “plastic free” e che aderisce al protocollo “Stop Climate Change” promosso dall’Unione Europea. Si conferma la sezione Montagne italiane dedicata alle montagne di casa nostra e la programmazione per bambini e adolescenti FFDL+ che conferma l’assegnazione del Premio dei Bambini. Tra i premi speciali anche quello assegnato dai detenuti della Giuria Microcosmo del Carcere di Verona che pur nelle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria grazie alla Direzione del Carcere potrà visionare tutti i film in concorso.

CONCORSO - Anche quest’anno la vocazione internazionale del Film Festival della Lessinia abbraccia cinematografie sovente agli antipodi, provenienti da ogni continente, lungo un cammino che unisce le terre alte del mondo e compone sguardi inediti alla montagna, che mescolano linguaggi e tradizioni cinematografiche diverse: documentario, fiction, animazioni, cinema sperimentale. Si parte dall’Himalaya, con l’anteprima italiana di Lunana: A Yak in the Classroom, diretto da Pawo Choyning Dorjii. Il lungometraggio racconta la storia di Ugyen, maestro di scuola nella capitale del Buthan, inviato dal suo dirigente in quella che viene considerata la più remota scuola del globo terrestre, in un piccolo villaggio a oltre cinquemila metri d’altezza. Poi si va su, a Nord, oltre i picchi innevati, per giungere nella Mongolia di Schwarze Milch, diretto da Uisenma Borchu e presentato all’ultimo festival di Berlino. Alla sua opera seconda, la giovane regista affronta la storia – dalle tinte autobiografiche – di un ritorno alle origini, dalla Germania alla yurta di famiglia, affrontando con inedita sensualità il rapporto della protagonista con il vuoto che lo sradicamento porta con sé. Oltre il confine, in Cina, il viaggio prosegue con The Widowed Witch, di Cai Chengjie, immergendosi in una Cina rurale e fuori dal tempo in cui la protagonista rimasta vedova, Erhao, decide di sfuggire a un passato di violenza, diventando una sciamana, oltre il pregiudizio e l’oscurantismo che la definiva “strega”. Passando per l’Armenia, con Village of Women di Tamara Stepanyan sostiamo nel villaggio di Dzoragyugh, dove abitano solo donne e bambini in attesa del ritorno di padri e mariti, partiti per la Russia in cerca di lavoro. Ma il percorso è ancora lungo e si fermerà in Lesotho, piccolo stato costellato da rilievi e circondato dal Sudafrica: là, in un villaggio sorto in una valle remota, This Is Not A Burial, It's A Resurrection di Lemohang Jeremiah Mosese – tra i progetti sostenuti dalla Biennale College e presentati alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2019 – racconta la lotta di Mantoa, contro un potere che vuole strapparla alla terra e a quelle radici che la connettono agli antenati, al suo passato e alla sua famiglia. Ma il cammino non si arresta e prosegue, attraversa il Sahara e il mediterraneo, segue le rotte delle migrazioni tra l’Italia e la Francia con Paroles des bandits di Jean Boiron-Lajous, prendendo a guida uomini e donne che sfidano la legge per difendere vite e diritti umani, sullo sfondo della Val Roja, vicino Ventimiglia.

FFDELGREEN - La nuova sezione del festival, dedicata ad approfondire autori e sguardi che esplorano l’evoluzione di paesaggi ed ecosistemi minacciati dall’uomo, affronta con urgenza i mutamenti sempre più sconvolgenti che attraversano il nostro pianeta. Come quello delle miniere di carbone dell’Eordea, in Grecia, raccontate in Apolithomata di Panos Arvanitakis: uno scuro deserto inadatto alla vita, da cui forse, si può trovare una via d’uscita. Nel mare delle Azzorre, in mezzo all’oceano, Rising of the Setting Sun di Julie Hössle racconta, con la voce di un vulcano perennemente attivo, l’inquinamento marino in un mondo all’apparenza inarrivabile e isolato, che dal volo degli uccelli alle parole dei suoi abitanti ribadisce l’urgenza di uno sguardo nuovo al mondo che abitiamo. Il festival ha inoltre confermato anche per la sua ventiseiesima edizione il patrocinio del WWF, riconoscendo come fondamentale l’approfondimento, anche e soprattutto attraverso la settima arte, di tematiche strettamente attinenti all’ambiente montano come la tutela degli ecosistemi e della fauna che li abita, sovente minacciata dall’opera umana. Die Rückkehr Der Wölfe di Thomas Horat racconta il lupo, la sua scomparsa a inizi Novecento e la sua rinascita, che dopo un secolo pone interrogativi fondamentali che risolvano una necessaria convivenza con l’uomo. Oltre l’oceano, nelle foreste tra Panama e la Colombia, si incammina il regista Mauro Colombo, italiano da sempre in America Latina, che in Tierra Adentro attraversa le foreste e le fronde degli alberi condividendo i suoi passi con indigeni, contadini, trafficanti e animali selvaggi.

CORTOMETRAGGI - Dai cortometraggi selezionati per l’ultima edizione del Film Festival della Lessinia provengono gli sguardi più insoliti all’ambiente montano, capaci di mescolare tecniche, codici visivi e generi, con una vocazione sperimentale. Partendo dal biblico Monte Moriah di It Wasn’t The Right Mountain, Mohammad di Mili Pecherer, che utilizza la CGI – computer generated imagery – andremo oltre il mare, in un deserto dell'antico testamento, attraversato da un pastore e i suoi arieti. Qu’importe Si Le Bêtes Meurent di Sofia Alaoui, premiato al Sundance Film Festival con il Grand Prix della Giuria per il miglior cortometraggio, segue le orme di un giovane pastore, partito dalla casa del padre per salvare il suo gregge e rimsto solo in un villaggio misterioso, mentre nel cielo appiono strane luci, presagio di un arrivo. E a chi cerca l'amore sulle alture portoghesi, quali consigli possono dare gli anziani del paese? Bustarenga di Ana Maria Gomes è uno sguardo che gioca tra vita e finzione per raccontare la vita di una comunità che oscilla ai margini della modernità. Winter In The Rainforest di Anu-Laura Tuttelberg è un incantato viaggio nella foresta pluviale, che la regista ritrae utilizzando la tecnica della stop motion animation, per dare vita a create insettiformi e a delicate danze di figure diafane, minacciate da inquietanti predatori. Still Working, di Julietta Korbel è la fotografia di un'enorme centrale elettrica, a Chavalon, nel Canton Vallese, dove un custode solitario e il suo cane rimangono gli unici testimoni di un'apeoca e una montagna ora scomparsi. Asho di Jafar Najafi è uno dei ritratti più intensi e commoventi del programma, che racconta di un piccolo pastore dell'Iran, appassionato di cinema e di star, che può vedere solo attraverso un piccolo schermo. Riuscirà, un giorno, a giungere all'altro lato dell'obiettivo?

MONTAGNE ITALIANE - La sezione Montagne italiane ogni anno racconta le terre alte del nostro paese attraverso l'opera di registi che mostrano vite, passi e sguardi solo in apparenza periferici, che svelano la centralità del paesaggio montano per la comprensione della nostra identità e contemporaneità. Sono fiction, documentari, oppure opere che viaggiano al confine tra queste differenti dimensioni del visivo. L’apprendistato, di Davide Maldi racconta di Luca, che apparteneva alle Alpi in cui conduceva il bestiame, ora che la sua vita è radicalmente cambiata nel collegio alberghiero in cui la famiglia l’ha iscritto, lontano da casa: un mondo in cui le nuove, tante regole sono difficili da rispettare. Ferro, di Alessio Zemoz, percorre la Val d’Aosta per arrivare a Sarre, un paese in apparenza immerso in un flusso di tradizioni e riti sempiterni: la lente dell’obiettivo inquadra un gruppo di giovani, i loro desideri e speranze proiettati oltre le montagne ma forse destinati a non oltrepassarle mai. Risalendo le generazioni e passando all’Appennino emiliano-romagnolo, I babelici di Alessandro Quadretti è dedicato all’opera di un manipolo di uomini ai margini, artisti irregolari che hanno seguito il sogno di un’opera d’arte totale, creata lungo decenni di lavoro: dinosauri di pietra, mitologiche creature di metallo e ricostruzioni di antiche tombe testimoniano una dedizione assoluta alla propria visione, a cui l’esistenza è stata votata.

FFDL+ - Anche quest’anno il Film Festival della Lessinia conferma uno delle sue sezioni più ricche e amate, dedicata ai più piccoli e al racconto animato. Attraversando foreste imbiancate e altissime montagne incontreremo lupi, conigli polari, lepri e orsi. Da La famosa invasione degli orsi in Sicilia, diretto dal grande illustratore Lorenzo Mattotti e tratto dal celeberrimo romanzo di Dino Buzzati, parte un viaggio che abbraccia le tecniche di animazione più diverse: stop motion animation, CGI, animazione tradizionale, collage. Una tigre senza le strisce, un cagnolino sperduto al polo Nord, un pulcino con la passione per i muffin sono solo alcuni dei protagonisti dei 21 cortometraggi in programma, divisi e pensati per ogni fascia d’età: 3+, 6+ e 9+ - anche quest’anno animati dalle voci di attori che li doppieranno interpretandone in diretta i protagonisti. Il linguaggio della fiaba incrocia il racconto di emozioni e conflitti senza tempo, che raggiungono anche lo spettatore più sensibile ai tanti temi percorsi quest’anno.

SEKOOL - Ma non c’è solo animazione in programma: Sekool, di Stenzin Tankong, guarda all’infanzia nomade e spensierata di un giovane uomo come a un’età perduta, nel bacino di Changthang, in Tibet, raccontandola attraverso il ricordo di un piccolo agnello di peluche. Circus Movements, di Lukas Berger e Mário Gajo de Carvalho sale invece sui monti d’Etiopia per ammirare le acrobazie di quattro giovanissimi artisti circensi, sullo sfondo di un paesaggio immobile e maestoso. Elders di Tony Briggs attraversa l’oceano per esplorare i paesaggi desertici delle pianure australiane, in cui il piccolo protagonista viene lasciato dagli anziani. Il suo compito, per diventare adulto, sarà ritrovare la strada di casa e le tracce dei suoi antenati, mentre il mondo intorno a lui si anima e cambia ad ogni passo.

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