Sempre più dura la guerra contro la pirateria online
ROMA – Con la legge 14 luglio 2023, n. 93, contenente disposizioni dirette alla prevenzione e repressione della diffusione illecita, mediante le reti di comunicazione elettronica, di contenuti tutelati dal diritto d’autore (coperti da copyright), lo Stato lo scorso anno ha ufficializzato la guerra ai cosiddetti “pezzotti” ossia ai decoder che consentono agli utenti di accedere illegalmente a vari contenuti delle tv a pagamento (Sky, Netflix, DAZN, ecc.).
La legge in questione mette, naturalmente, in capo all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) una serie di competenze e, tra queste, quella di emanare provvedimenti urgenti e cautelari con cui ordinare ai soggetti interessati (prestatori di servizi di accesso alla rete, soggetti gestori di motori di ricerca e fornitori di servizi della società dell’informazione coinvolti a qualsiasi titolo nell’accessibilità del sito web o dei servizi illegali) la disabilitazione dell’accesso a contenuti diffusi abusivamente, ordine da eseguire entro il termine massimo di trenta minuti dalla notificazione del relativo provvedimento. Tali provvedimenti di disabilitazione vengono poi trasmessi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma con l’indicazione dei soggetti a cui sono stati notificati, con quest’ultimi che, su richiesta dell’AGCOM, informano senza indugio la Procura medesima di tutte le attività svolte in adempimento dei provvedimenti stessi, comunicando anche ogni dato e informazione esistente nella loro disponibilità che possa consentire l’identificazione dei fornitori dei contenuti diffusi abusivamente. Pesanti sono le sanzioni previste come misure per il contrasto della pirateria cinematografica, audiovisiva o editoriale: vanno dalle multe salatissime comminate dall’AGCOM alla reclusione. Più esattamente, le sanzioni amministrative pecuniarie variano: da euro diecimila al 2 per cento del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notifica della contestazione, per chi non ottemperi all’ordine dell’AGCOM; fino a 5mila euro, per gli utenti che usufruiscano dei contenuti trasmessi sui siti pirata. La reclusione è invece fino a tre anni nel caso in cui, abusivamente, si esegua la fissazione su supporto digitale, audio, video o audiovideo, in tutto o in parte, di un’opera cinematografica, audiovisiva o editoriale ovvero si effettui la riproduzione, l’esecuzione o la comunicazione al pubblico della fissazione abusivamente eseguita, sempre che il fatto sia commesso per uso non personale.
Si tratta di fattispecie delittuose per le quali sono anche configurabili, oltre alla ordinaria associazione a delinquere per determinati scopi, i reati di danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, di accesso abusivo a sistemi informatici e di frode informatica.
Non sfugge, inoltre, che dietro le attività illegali in parola, finalizzate alla diffusione di palinsesti televisivi ad accesso condizionato, si nascondono quasi sempre delle vere e proprie organizzazioni criminali, anche di stampo mafioso, che sottraendo risorse alle aziende del settore impattano in negativo anche sul PIL e sui posti di lavoro.
L’AGCOM può avvalersi, per monitorare e individuare i siti che offrono il servizio attraverso applicazioni pirata, anche dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale.
Diversi sono i “contenuti” trasmessi in streaming (e i relativi broadcaster) colpiti dalla pirateria informatica, dagli eventi sportivi, con il calcio su tutti, ai film, alle serie tv, agli spettacoli, ai programmi televisivi, agli eventi musicali.
E proprio relativamente alle partite di calcio trasmesse in streaming tramite IPTV (Internet Protocol Television) – ossia il metodo che gli operatori e le piattaforme dedicate usano per trasmettere i segnali televisivi attraverso la rete Internet – che AGCOM annuncia, attraverso il commissario Massimiliano Capitanio, la nuova guerra al “pezzotto” attraverso la prossima stipula di un protocollo con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e la Guardia di Finanza che prevede, come nuova misura, la comminazione della “multa automatica” in caso di violazione consistente nell’utilizzo di un IPTV illegale.
Questo sistema, più specificatamente, non richiedendo più la previa acquisizione dell’autorizzazione giudiziaria per lo scambio di dati strumentali all’accertamento della violazione e all’irrogazione della corrispondente multa, consentirebbe di ridurre la tempistica delle relative procedure. Il problema nell’applicazione delle “multe automatiche” risiede evidentemente nel rispetto della normativa privacy con riferimento alla natura/tipologia dei dati che possono essere oggetto di scambio senza che occorra la preventiva autorizzazione giudiziaria.