Social media e affettività/sessualità nei giovani
ROMA – Numerosi studi dimostrano come la digitalizzazione delle relazioni ha progressivamente portato a un cambiamento significativo nel modo in cui le persone avvertono, sperimentano e vivono le relazioni interpersonali. Sono in particolare le relazioni digitali dei giovani, l’esplorazione da parte di questi di una vastità di contenuti digitali, alcuni dei quali non appropriati anche a causa di un inizio precoce nella conoscenza, ad attirare oramai da anni le attenzioni di numerosi studiosi, anche allo scopo di valutarne gli effetti sui giovani stessi. Tali studi dimostrano, tra l’altro, come l’esposizione a contenuti violenti può portare i giovani a una loro normalizzazione e pratica nella vita reale, come i social media, ambienti di discussione e condivisione dei più disparati temi e di confronto sugli stessi, hanno notevolmente ridotto il controllo dei genitori sui giovani.
Ma l’era digitale, l’aumento del possesso di oggetti tecnologici, conduce pure, specialmente tra i giovani, a una significativa evoluzione nelle modalità di costruzione, interazione e percezione dell’affettività e, con essa, della sessualità.
Per molti ragazzi, infatti, gli appuntamenti online sono sempre di più considerati la via maestra per intraprendere relazioni sentimentali/sessuali, per ricercare potenziali partner, per sperimentare giochi sessuali, per promuovere identità sessuali ossia le dimensioni soggettive, le caratterizzazioni, della sessualità.
Tutto questo incide sulle aspettative e percezioni dei giovani riguardo alle relazioni, alla bellezza e all’attrattiva sessuale.
Quando si è costantemente esposti a immagini di corpi idealizzati, a standard corporei spesso “costruiti” digitalmente, a immagini irrealistiche delle relazioni sessuali, nascono inevitabilmente delle aspettative distorte. Ciò potrebbe creare nei giovani un immaginario erotico, fatto di fantasie, di rappresentazioni mentali e paragoni con gli standard ritratti nei media, da cui possono derivare difficoltà nell’eccitazione durante i rapporti sessuali reali e conseguenti insoddisfazione, ansia e frustrazione. Ma siffatto stato di cose, potrebbe determinare anche l’idea che l’esperienza sessuale deve essere vissuta con distacco, freddezza, senza un coinvolgimento emotivo e affettivo, con il rischio ulteriore che la “relazione online” finisce per essere eletta a modello delle proprie relazioni interpersonali, con tutte le conseguenze, anche sociali, che questo comporta. E tale ultimo fenomeno rischia di essere ingigantito dal fatto che, in una società in cui ciò che conta è l’immagine, in cui continua è la gara per primeggiare, il giovane possa vivere il rapporto con l’altro sesso come se fosse una competizione, il corpo del partner come se fosse un oggetto del proprio piacere e solo quello, con la consequenziale ricerca di nuove e frequenti occasioni di compiacimento sessuale.
Se quelle descritte sono solo alcune delle possibili degenerazioni da social media, va altresì rilevato che l’avvento del mondo digitale è stato così impattante nella società al punto da identificare nuove generazioni, che si distinguono per caratteristiche, attitudini, desideri e stili di vita anche con riferimento all’approccio al mondo digitale stesso. Passiamo così dalla generazione “Boomer” (nati tra il 1946 e il 1964) alla generazione X (nati tra il 1965 e il 1979), dalla generazione Millennial (nati tra il 1980 e il 1996) alla generazione Z o “Zoomer” (nati tra il 1997 e il 2012), per finire con la generazione Alpha (nati dopo il 2012). Ed è proprio rispetto a due delle indicate generazioni, la X e la Z, che si è ritenuto, in merito al tema di cui ci si occupa in questa sede, di recare una testimonianza di una esponente di ciascuna di esse.
“Ai miei tempi – afferma M.B., appartenente alla generazione X – c’era differenza tra il pudore maschile e il pudore femminile, perdersi con il rischio di non ritrovarsi accendeva quella emotività che sfociava in sentimento. C’era la forza dell’attrazione e poi la chimica e poi l’amore e poi la dipendenza affettiva. La sensazione che oggi avverto è che per il giovane innamorarsi equivalga quasi a manifestare la propria fragilità, mentre provare pudore determini il timore dell’altrui derisione”.
“Al giorno d’oggi – dichiara G.B., esponente della generazione Z – essere una ventenne è, per certi aspetti, affascinante, anche grazie alle nuove tecnologie, mentre, per altri, difficoltoso. Mi riferisco, riguardo a tale ultimo aspetto, soprattutto ai rapporti sotto il profilo dell’affettività e della sessualità. Si sono generate delle aspettative, nelle relazioni sentimentali tra i giovani, indotte dai modelli che i social diffondono e tutto questo determina omologazione, contatti fisici rarefatti, sempre più limitati nel tempo e meno vissuti emotivamente”.
Ecco si potrebbe dire, a conclusione dell’articolo, senza con questo naturalmente voler affermare alcuna verità sull’argomento oggetto di trattazione, che le posizioni riportate sintetizzino, per certi aspetti, il passaggio dalla generazione X a quella Z.