Ancora violenze da parte di frange sovversive: povera Italia!

BOLOGNA – Ancora una città, stavolta Bologna nella giornata di ieri, che i collettivi antifascisti – gruppi di attivisti radicali di sinistra che, verosimilmente, non si riconoscono in un’unica sigla o partito politico, uniti a movimenti no global e dei centri sociali autogestiti – si concedono la licenza di mettere a ferro e fuoco, aggredendo vergognosamente le forze dell’ordine, come se fossimo in uno stato di guerra con sospensione delle ordinarie regole di un ordinamento democratico.

Nell’occasione, l’obiettivo di un gruppo di manifestanti appartenenti all’area antagonista (circa mille) e di uno dell’area anarchica (circa 200) era quello di raggiungere la zona in cui si stava regolarmente svolgendo una manifestazione politica, di segno opposto, denominata “Riprendiamoci Bologna – Contro degrado, spaccio e violenza”, promossa e organizzata dalla “Rete dei Patrioti”, con la partecipazione di “CasaPound”. Più esattamente, secondo la ricostruzione della polizia, i due gruppi dopo essersi radunati in luoghi distinti, hanno ciascuno iniziato un corteo, nemmeno a dirlo senza il necessario preavviso, e travisati e armati hanno più volte assalito gli agenti di polizia – tre dei quali rimasti feriti a seguito di scontri con lancio di bottiglie, sassi, mazze e bombe carta da parte dei manifestanti – all’evidente fine di superare i blocchi predisposti dagli agenti stessi per evitare che entrassero in contatto con gli altri manifestanti.

Ma in tutto questo, a fronte della comprensibile e condivisibile posizione espressa dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi agli agenti di polizia in termini di manifestazione di gratitudine, vicinanza e solidarietà, ma anche di riconoscenza per l’equilibrio ancora una volta mostrato nell’affrontare, durante lo svolgimento di un servizio di ordine pubblico particolarmente complesso, le difficoltà, anche per ragioni numeriche, incontrate scontrandosi con detti manifestanti, l’aspetto eclatante della vicenda è che invece non abbia trovato totale corrispondenza l’auspicio e l’appello del Ministro stesso «(…) che tutte le forze politiche e sociali del paese, senza tentennamenti o speciosi distinguo, sappiano prendere le distanze da comportamenti pericolosi ed inaccettabili in democrazia».

Infatti, tolte le posizioni di esponenti politici dell’attuale maggioranza di governo, che hanno raccolto tale appello ed espresso anch’essi un sentimento di sostegno alle forze dell’ordine e di condanna degli episodi di violenza verificatisi, esponenti di altre forze politiche, attualmente all’opposizione, hanno pronunciato tutt’altra posizione nei confronti di tali manifestanti, accampando delle motivazioni per certi aspetti sconcertanti, perché chiaramente svianti e probabilmente intrise di un ideologismo, di un modo di affrontare e giustificare situazioni e problemi, soprattutto in campo politico e sociale, tanto anacronistico quanto insensato.

Così si è passati dalla contestazione della scelta «(…) di fare manifestare le destre estreme a pochi metri dalla stazione di Bologna che è ancora per tutto il Paese una ferita aperta, per cui le famiglie delle vittime della strage hanno dovuto lottare per 40 anni per sentenze che chiariscono la responsabilità dell’estrema destra» al ricordo della «(…) matrice antifascista della Costituzione (…)», con Bologna che «(…) non merita le manifestazioni delle destre estreme e nazionaliste che nel nostro continente hanno sempre prodotto guerra e continuano a produrre guerre, devastazione e povertà (…)», per concludere che «(…) di fronte all’ennesima manifestazione neofascista oggi qui a Bologna occorre reagire con la mobilitazione delle coscienze e con l’impegno civile».

Insomma, in un Paese in cui nemmeno al cospetto di episodi di violenza da parte di gruppi radicali ed eversivi, di persone, a prescindere se di sinistra o di destra, che fanno dell’illegalità una regola di condotta almeno quando si trovano a manifestare, la politica tutta non trova una chiara, netta e unitaria posizione di condanna, oltre che una ferma e determinata volontà di recidere in radice certi estremismi trovando delle soluzioni per quanto possibile condivise, se del caso anche ricorrendo a una legislazione speciale, bisogna giungere alla conclusione che è un Paese che versa in uno stato di effettiva povertà, ma valoriale prima ancora che di altra natura.

 

FOTO D’ARCHIVIO