Cani di assistenza: “eroi” a quattro zampe finalmente riconosciuti!

ROMA – Con il termine “cani d’assistenza” si intendono i cani che assistono persone con disabilità/compromissioni fisiche, cognitive o mentali o con patologie croniche che inibiscono o compromettono, limitandola, l’autonomia di tali persone, ma anche e consequenzialmente il loro inserimento, in termini di accessibilità, nei più disperati contesti sociali. Il termine è pertanto omnicomprensivo e comprende diverse categorie di cani:

  • i cani guida per ciechi e ipovedenti, che si occupano dell’incolumità degli interessati aiutandoli a evitare ostacoli, a trovare strisce pedonali, semafori, posti a sedere liberi ecc.;
  • i cani per sordi o ipoudenti, i c.d. “cani da ascolto”, in grado di avvisare gli interessati di suoni specifici (telefono, sveglie, campanello, clacson, allarmi, ecc.) così da favorire la loro sicurezza e agevolare la comunicazione con l’ambiente;
  • i cani per disabilità motorie, preparati, oltre che per fornire un supporto emotivo agli interessati, per aiutare gli stessi a superare le barriere architettoniche;
  • i cani per i disturbi da stress post-traumatico, che fungono da supporto emotivo per chi soffre di sindrome da stress post-traumatico;
  • i cani per l’autismo, in grado di ridurre i comportamenti tipici dell’autismo, di aiutare gli interessati a comunicare con l’esterno, a stare con altre persone, a tranquillizzarsi nei momenti difficili;
  • i “cani da pet therapy”, addestrati per un intervento a valenza terapeutica per la cura di disturbi della sfera neuromotoria, psicomotoria e cognitiva e rivolto a persone con patologie fisiche, psichiche, sensoriali o plurime (si pensi ai casi di prolungata ospedalizzazione, di pazienti psichiatrici, di persone che vivono in comunità per minori o ristrette in carcere);
  • i cani da allerta/risposta medica, che consentono di allertare gli interessati nel caso in cui si sta per verificare una crisi e un conseguente pericolo e utili per patologie come il diabete o altre malattie metaboliche, l’epilessia, ecc. Per alcune malattie (ad es. l’epilessia) non esistono apparecchiature mediche che possono preallertare, mentre per altre, come il diabete nel caso di ipoglicemia o iperglicemia, tale possibilità esiste ma, indubbiamente, avere un cane di assistenza anziché una “macchina” influisce anche sul benessere psicologico dell’interessato, circostanza questa che “trasforma” il cane stesso in una sorta di dispositivo medico da affezione o compagnia.

Non rientrano, pertanto, nella categoria dei cani di assistenza i “facility dog” (cani addestrati per fornire un supporto emotivo alle vittime di reato) o i cani da lavoro, come i cani impiegati dalle forze armate e dell’ordine, i cani da ricerca in superficie o su macerie e, più in generale, i “detection dogs” ossia i cani utilizzati, grazie alla loro straordinaria potenza olfattiva, nelle più disparate discipline e applicazioni.

In Italia, finora, diversamente da quanto avviene in Europa manca una regolamentazione del settore dei cani di assistenza, ma tale vuoto normativo – che a ben vedere costituisce, per ragioni facilmente intuibili, anche un vulnus di civiltà – è finalmente prossimo a essere colmato grazie al disegno di legge concernente “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027”, che ha già avuto il via libera della Camera dei deputati e che è ora all’esame del Senato della Repubblica.

In tale disegno di legge, infatti, sono contenute delle disposizioni che disciplinano misure in materia di cani di assistenza e che, in particolare, estendono l’applicazione delle disposizioni di cui alla legge 14 febbraio 1974, n. 37 a favore delle persone non vedenti e ipovedenti – quali il loro diritto a farsi accompagnare dal proprio cane guida nei viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico senza dover pagare per l’animale alcun biglietto o sovrattassa nonché il diritto di accedere, con il cane guida stesso, agli esercizi aperti al pubblico –anche alle persone che presentano compromissioni (fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, tra cui quelle della vista e dell’udito, le disabilità motorie, il diabete, l’epilessia e i disturbi del neurosviluppo) o con patologie appositamente individuate, accompagnate da un cane di assistenza munito di tesserino identificativo.

Dette disabilità saranno definite, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, con apposito decreto del Ministro della salute e del Ministro per le disabilità, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentiti il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti dagli animali e l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, previa intesa in sede di Conferenza unificata.

Con il decreto stesso verranno inoltre individuati, tra l’altro, le procedure per il riconoscimento dei soggetti abilitati alla formazione dei cani di assistenza e le modalità di istituzione di un registro dei soggetti medesimi nonché gli enti con funzioni di controllo e di monitoraggio deputati al loro riconoscimento, i percorsi di addestramento dei cani di assistenza e le misure dirette a garantirne la salute e il benessere, vale a dire condizioni, quest’ultime, essenziali per assicurare l’affidabilità e l’operatività quotidiana di questi animali.

Insomma, a partire dal 1° gennaio prossimo registreremo il primo significativo e decisivo passo verso un processo di regolamentazione e standardizzazione dei requisiti per la strutturazione di una solida filiera del cane di assistenza – requisiti necessari, al tempo stesso, a tutelare la sicurezza dell’utenza e il benessere del cane – garantendo un approccio multidisciplinare che vede il coinvolgimento e la condivisione di ciascuna delle diverse figure professionali della medicina umana e veterinaria, del settore sociosanitario e cinofilo, in un’ottica, come direbbero gli esperti,  di “One Welfare”, “Un solo Benessere”, basato su un approccio operativo teso alla ricerca di un equilibrio, di un bilanciamento fra i bisogni dell’uomo, le necessità degli animali e il rispetto dell’ambiente, sotto un unico comune obiettivo di benessere.

Ma il 1° gennaio segnerà anche la prima concreta azione nella direzione di garantire l’accettabilità sociale e l’accessibilità dei binomi cane-disabile sui mezzi di trasporto e nei vari contesti pubblici o privati aperti al pubblico e, in tal senso, potremo affermare, senza scadere nella facile retorica, che una battaglia di civiltà sarà stata vinta.