Regione Puglia caos istituzionale: la legge di stabilità regionale 2025 finisce in Procura!
ROMA – Un caso, quello della Regione Puglia, senza precedenti: il Presidente Michele Emiliano, dopo aver promulgato la legge di stabilità regionale 2025, dichiarandone quindi la validità e l’efficacia, e ordinato la pubblicazione della stessa sul bollettino ufficiale – perfezionando in tal modo la fase di integrazione dell’efficacia del relativo procedimento legislativo – trasmette la legge stessa, accompagnata da una lettera, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari.
Nella lettera in questione, Emiliano comunica di aver provveduto, in data 31 dicembre 2024, alla promulgazione per l’appunto di tale legge [legge regionale 31 dicembre 2024, n. 42 n.d.r.] e di aver disposto la pubblicazione della stessa sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia di pari data (il n° 13 Straordinario), sottolineando che a termini di Costituzione e Statuto regionale così facendo ha adempiuto a uno “… specifico obbligo posto in capo al presidente della giunta regionale … non disponendo il medesimo di alcun potere di controllo sulla legittimità sostanziale o formale della legge approvata dall’assemblea e non potendo perciò egli rifiutare la promulgazione della legge ancorché – per ipotesi – formalmente irregolare o giuridicamente inesistente, e ciò a garanzia delle prerogative dell’organo legislativo e della sua manifestazione di volontà”.
Diversamente detto, Emiliano afferma che non poteva fare diversamente ai sensi delle richiamate fonti del diritto – “… la promulgazione delle leggi regionali da parte del Presidente costituisce atto dovuto … al punto che, per ipotesi, egli potrebbe essere rimosso con decreto motivato del Presidente della Repubblica ove ciò configurasse un atto contrario alla Costituzione o grave violazione di legge …” – adombra l’ipotesi, per le ragioni che precisa nel seguito della lettera, di una legge “… formalmente irregolare o giuridicamente inesistente…” e si erige poi a custode della legalità.
Aggiunge, infatti, di ritenere “… che compito del Presidente della Giunta regionale sia anche quello di vigilare … sul rispetto della legalità, anche quando quest’ultima si configuri come osservanza delle norme statutarie sul procedimento di approvazione della legge di bilancio”, che prescrivono (art. 35, co. 4), “… per la validità delle deliberazioni in materia di bilancio, il voto favorevole della maggioranza assoluta (metà +1 dei consiglieri in carica), corrispondente a n. 26 voti, laddove ordinariamente … è sufficiente la maggioranza semplice (metà +1 dei presenti)”.
A fronte di tali previsioni statutarie prosegue ancora Emiliano, il testo finale della legge di stabilità regionale 2025, votato e definitivamente approvato dall’assemblea legislativa il 18 dicembre 2024 con la necessaria maggioranza assoluta dei consiglieri in carica (e quindi con almeno n. 26 voti favorevoli) “… non comprendeva l’articolo 242 (corrispondente all’emendamento 111 presentato dalla Consigliera Laricchia) perché l’emendamento che lo conteneva era stato dichiarato respinto nel corso della votazione sui singoli emendamenti”, avendo ottenuto n. 24 voti a favore, vale a dire un numero inferiore a quello richiesto.
Emiliano evidenzia quindi che, successivamente a detta votazione definitiva, l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale con apposita deliberazione (deliberazione 23 dicembre 2024, n. 288) operava una rettifica postuma della proclamazione del risultato della votazione del ricordato emendamento 111, stabilendo che lo stesso debba considerarsi approvato con i 24 voti favorevoli riportati, in quanto non necessitante della maggioranza assoluta di almeno 26 voti favorevoli.
In tale deliberazione, in effetti, l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale rileva che l’emendamento in parola ha “… un contenuto sostanzialmente normativo e come tale non rientrante tra le materie tributarie e di bilancio per le quali lo Statuto, all’art. 35 comma 4, dispone l’approvazione «… con il voto favorevole della maggioranza dei consiglieri regionali in carica …»”. Precisa, inoltre, che la “bocciatura” di tale emendamento è dipesa dal sistema informatico di rilevazione del risultato della votazione che “… non era in grado di poter rilevare nel corso della seduta consiliare la diversa natura giuridica degli emendamenti presentati, in quanto programmato per il calcolo della maggioranza necessaria per l’approvazione delle sole disposizioni in materia di bilancio, ai sensi dell’art. 35, comma 4, dello Statuto”, con la conseguenza che “… il risultato della votazione espresso dal sistema informatico e successivamente proclamato seguiva la formula: “Il Consiglio non approva””.
Per effetto della ricordata deliberazione, l’Ufficio di presidenza ha dunque introdotto nel testo approvato della legge regionale l’articolo 242, corrispondente all’emendamento formalmente respinto dall’Aula, articolo rubricato “Norme in materia di nomine e designazioni di competenza della Regione”, circostanza questa che porta Emiliano ad affermare, a conclusione della sua lettera, che tale correzione postuma dell’Ufficio di presidenza non “… è idonea a sanare il vizio procedurale consistente nel fatto che il testo della legge di stabilità votato e definitivamente approvato … con i n. 26 voti favorevoli, non conteneva l’articolo 242” e che l’intento della rappresentazione dei fatti esposti alla intestataria Procura è quello di consentirne la “… conoscenza … e contribuire alla piena legittimità dell’operato di questa Regione nel rispetto del principio democratico di cui il voto assembleare è espressione”.
Insomma, un’iniziativa quella intrapresa dal governatore Emiliano e delle affermazioni, quelle contenute nella sua lettera, che inevitabilmente, per singolarità, modalità, portata, contenuti e opinabilità, non potevano non alimentare qualche imbarazzo di natura politico-istituzionale, non determinare un surriscaldamento del clima politico scatenando la relativa bagarre, ma anche non ispirare le più svariate congetture in merito al clima interno alla maggioranza di governo, tenuto conto, in particolare, che la Presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, principale artefice della descritta manovra sull’articolo “incriminato”, è espressione dello stesso partito del governatore. Tutti temi questi, che suggeriscono di ritornare sull’argomento per affrontarlo sotto diversa prospettiva.