Legge di stabilità 2025 Regione Puglia in Procura: considerazioni

ROMA – A conclusione del precedente articolo sull’argomento in intestazione, si preannunciava il proposito di ritornare sullo stesso per affrontarlo sotto diversa prospettiva in ragione del fatto che l’iniziativa avviata dal Presidente Emiliano è così sui generis, quanto a forma e sostanza, che inevitabilmente non poteva non originare reazioni, ma anche considerazioni, a tutti i livelli, al punto che Emiliano medesimo, con un apposito comunicato, ha successivamente provato a “minimizzare” la vicenda, a ricondurla in un binario di “ordinarietà”, a guisa di esercizio del suo ruolo istituzionale.

Ripercorriamo sommariamente la questione per sviluppare anche noi delle considerazioni sulla stessa.

Emiliano “denuncia” alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari il fatto che l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, con propria deliberazione, ha introdotto illegittimamente, nel testo della legge di stabilità regionale 2025 già approvato in via definitiva dall’assemblea elettiva a maggioranza qualificata, un articolo il cui emendamento corrispondente, presentato da una consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, era stato formalmente respinto in quanto approvato solo a maggioranza semplice.

L’articolo in discorso, composto di ben 28 commi, disciplina puntualmente le procedure relative alle nomine e designazioni di competenza della Regione, al dichiarato fine di assicurare trasparenza e meritocrazia nella scelta dei candidati e, di converso, di ridurre gli spazi di discrezionalità politica; sul corrispondente emendamento, la maggioranza guidata da Emiliano aveva espresso una posizione contraria, ma evidentemente con delle “eccezioni” all’interno di essa, tradottesi in espressione di voto a favore dell’emendamento stesso e, verosimilmente, in mancata partecipazione alla sua votazione, che hanno consentito poi detta approvazione a maggioranza semplice.

Ma veniamo ora alle considerazioni, precisando che si tradurranno in domande che riflettono le perplessità di chi scrive, rimesse alle valutazioni del singolo lettore.

La prima e più scontata domanda è:

che cosa c’entra la Procura della Repubblica con un testo di legge? I cittadini sanno che alla Procura ci si rivolge per denunciare/segnalare fatti penalmente illeciti e non fatti che, quantunque illeciti, non costituiscono reato. Ma allora le domande collegate alla prima sono: Emiliano, che è un magistrato e conosce quindi la legge penale, con la lettera trasmessa alla Procura ha segnalato/denunciato un illecito penale? Ha sottoposto all’attenzione della Procura un fatto (la ricordata deliberazione adottata dall’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale), di cui ha notizia/conoscenza diretta, affinché valuti se ricorra un’ipotesi di reato?

Di sicuro non avrebbe potuto essere la Procura destinataria della missiva per un mero illecito amministrativo.

La seconda domanda è:

ma se, come rileva l’Ufficio di presidenza in detta deliberazione, l’emendamento materia del contendere ha “… un contenuto sostanzialmente normativo e come tale non rientrante tra le materie tributarie e di bilancio …”, a che titolo è stato dapprima ammesso e successivamente inserito sotto forma di articolo nella legge di stabilità regionale che invece – come disposto dalla normativa statale in materia (art. 36, co. 4 del d.lgs. 118/2011 e Allegato n. 4/1 allo stesso) – è diretta a definire “… il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio di previsione …”, “… contiene esclusivamente norme tese a realizzare effetti finanziari …” (è il caso del rifinanziamento di leggi regionali di spesa o norme che comportano aumenti di entrata o riduzioni di spesa), “ restando escluse quelle a carattere ordinamentale ovvero organizzatorio”?

Collegata alla seconda domanda, è la terza:

ma se si ammettono nella legge di stabilità regionale disposizioni, come quella in esame (norma intrusa?!), che non determinano effetti finanziari, non si verifica poi una situazione, a usare un eufemismo, “stravagante”? Infatti, poiché lo Statuto della Regione Puglia prevede per l’approvazione di disposizioni a carattere ordinamentale od organizzatorio la maggioranza semplice (la metà +1 dei voti espressi) mentre, per quelle di natura finanziaria – che all’interno della legge di stabilità sono le uniche, come si diceva, a trovare la loro legittima allocazione – il voto favorevole della maggioranza assoluta (la metà +1 dei consiglieri in carica), ne consegue che sono richieste non solo maggioranze diversificate a seconda della natura delle disposizioni, ma anche, come nel caso di specie, la maggioranza semplice per l’approvazione di un singolo articolo e la maggioranza assoluta per l’approvazione del testo nel suo complesso, con la votazione finale, che ricomprende anche quel singolo articolo.

La quarta domanda è:

Ma può l’Ufficio di presidenza ossia l’organo di indirizzo del Consiglio regionale intervenire su un testo di legge introducendovi, a posteriori, un articolo che non era nel testo definitivamente approvato dall’Aula? O ancora: come può l’Ufficio di presidenza presupporre che un articolo votato a maggioranza semplice (circostanza questa che fa pensare che, politicamente, non ci fossero le condizioni per una maggioranza più ampia), e che poi non è stato votato a maggioranza assoluta in sede di votazione finale del testo nel suo complesso, avrebbe sicuramente trovato, in tale sede, la maggioranza dei consiglieri in carica disposti ad approvarlo?

Chiudiamo le riportate considerazioni dando la parola a uno scaltrito uomo delle istituzioni, Mario [nome di fantasia n.d.r.], chiedendogli di esprimere una valutazione squisitamente politica della descritta vicenda.

Si tratta di una situazione del tutto inconsueta – afferma Mario – che può far pensare, letta dall’esterno, a spaccature interne alla maggioranza di governo, a “rese dei conti” che conseguono a tensioni di lungo corso e/o a manovre, presenti e future, di tipo politico. Anzi, se pervasi dalla “cultura del sospetto” verrebbe da dire che, “ad arte”, un emendamento uscito dalla porta principale è stato fatto rientrare dalla finestra, consentendo così a componenti della maggioranza di rimanere “coperti” sulla vicenda e lanciando al Presidente Emiliano un chiaro segnale politico, Presidente che poi ha risposto in modo forte e imprevisto, indirizzando a sua volta un ammonimento”.