Nucleare iraniano, Simoncelli (Archivio Disarmo): “È urgente un ritorno alla diplomazia”
ROMA – Le relazioni tra Stati Uniti e Iran tornano al centro della scena internazionale con nuove rivelazioni sul programma nucleare iraniano. L’intelligence americana avrebbe rilevato che l’Iran sta cercando di sviluppare un’arma nucleare più rapida e meno sofisticata.
Secondo il New York Times in pochi giorni, Teheran potrebbe arricchire uranio al 90%, il livello di purezza necessario per una bomba. L’Iran disporrebbe già di abbastanza uranio arricchito al 60%. Tuttavia, l’arricchimento del combustibile non è sufficiente in quanto la fabbricazione di una testata richiederebbe dai 12 ai 18 mesi, secondo le stime americane.
“La situazione attuale – afferma il vicepresidente di Archivio Disarmo Maurizio Simoncelli – è il risultato di decenni di tensioni e scelte politiche discutibili. Soffriamo le conseguenze del ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano deciso nel 2018 dalla prima amministrazione Trump. L’accordo era stato raggiunto nel luglio 2015 dai paesi P5+1 (USA, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Germania). Dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti, l’Iran ha ripreso l’arricchimento dell’uranio, accumulando materiale sufficiente per la costruzione di 4 o 5 ordigni nucleari.
L’Iran, indebolito sul piano regionale dopo i recenti attacchi israeliani alle sue infrastrutture strategiche, potrebbe vedere nel programma nucleare una forma di deterrenza contro le minacce esterne, sia da un punto di vista militare che come gettone di scambio per future negoziazioni con il presidente Trump.
Queste strategie minano profondamente la stabilità regionale e si inseriscono in un preoccupante scenario internazionale di rinnovata proliferazione nucleare, in cui gli arsenali dei paesi del club nucleare ammontano a 12.121 testate, per lo più in dotazione a Russia (5.580) e a Stati Uniti (5.044). Seguono a distanza Cina (500), Francia (290), Gran Bretagna (225), India (172), Pakistan (170), Israele (90) e Corea del Nord (50).
Mai come ora, sottolineano all’Archivio Disarmo, è necessario un ritorno alla diplomazia e alla non proliferazione.