Autismo, una sfida per tutti!

ROMA – Lo scorso 2 aprile, come tutti gli anni in quel giorno dal 2008, si è celebrata la “Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo”, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007.

Il blu è il colore simbolo di questa giornata, sta a rappresentare la solidarietà e il sostegno alle persone autistiche e alle loro famiglie ed è, pertanto, il colore che nell’occasione illumina monumenti e luoghi pubblici.

Tale giornata, che peraltro è una di quelle ufficiali dedicate dall’ONU alla salute, oltre ad avere un significato simbolico costituisce anche un momento di significativo confronto, sulle base delle più avanzate evidenze scientifiche disponibili, tra esperti del settore su temi quali la ricerca, la diagnosi, il trattamento e l’accettazione generale – in termini di creazione di un ambiente positivo, capace di accettare e includere – relativi alle persone c.d. neurodivergenti ossia che presentano un funzionamento cognitivo diverso dalla media.

Tra le persone con neurodivergenza o anche con neurodiversità o neuro-atipicità rientrano appunto le persone autistiche o, più esattamente, con Disturbo dello Spettro dell’Autismo (DSA), ma anche altre  persone come quelle con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), con Plusdotazione (APC), con Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), con Disturbo Borderline di Personalità, etc.

Secondo le definizioni più ricorrenti, l’autismo è un insieme di disordini dello sviluppo neurologico che compromettono la reciprocità nell’interazione sociale, la comunicazione, il linguaggio e il gioco simbolico e si caratterizza per la presenza di comportamenti motori, sensoriali e verbali ripetitivi e di ristrettezza negli interessi.

L’autismo è anche una condizione eterogenea, in quanto può manifestarsi in vari modi e con gravità diverse a seconda dei casi: alcune persone autistiche possono avere infatti abilità intellettive elevate, mentre altre presentano un deficit delle funzioni intellettive (difficoltà nel ragionamento, nel risolvere i problemi, nell’apprendimento).

Le cause dell’autismo non sono state ancora completamente comprese, ma si ritiene che siano legate a fattori genetici e ambientali (si valuta che l’esposizione a sostanze chimiche, la dieta e lo stile di vita possano contribuire allo sviluppo dell’autismo).

Non esiste una cura per l’autismo, ma ci sono diverse terapie e interventi che possono aiutare le persone autistiche a sviluppare abilità sociali, comunicative e comportamentali.

Attualmente vengono identificati tre livelli di autismo in base al livello di supporto che un individuo può richiedere: livello di autismo 1 (forma di autismo leggero, che richiede supporto); livello di autismo 2 (forme di autismo che richiedono un supporto sostanziale); livello di autismo 3 (autismo grave, che richiede un supporto molto sostanziale).

In Italia, con la legge 18 agosto 2015, n. 134 sono stati disciplinati interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l’inserimento nella vita sociale delle persone autistiche, ma anche stabilite significative competenze inerenti in capo alle regioni.

Sempre nel nostro Paese i dati statistici sull’autismo sono stati oggetto di diverse ricerche e studi e parrebbe, secondo una stima recente, che ci sarebbero 1 caso di autismo ogni 70/75 bimbi e circa 550mila giovani autistici sotto i 20 anni.

Quella della formazione e del sostegno delle/alle famiglie che hanno in carico persone autistiche, soprattutto quando si tratta di bambini e adolescenti, è una delle sfide centrali e decisive da affrontare, una sfida che richiede un lavoro di squadra da parte di tutti i soggetti a vario titolo interessati, a partire dalla partecipazione fattiva delle famiglie stesse.

Una sfida, dunque, per tutti: dalle istituzioni politiche alle famiglie, dalle scuole agli enti del terzo settore, dalle strutture sociosanitarie ai molteplici centri di aggregazione sociale e culturale.

Significativa, decisamente toccante e commovente, in tal senso, l’esperienza che ci rende, racconta Francesco (nome di fantasia), papà di un ragazzo autistico, ora di 15 anni, perché fornisce l’idea, dà la misura delle difficoltà, degli sforzi e dell’amore speciale che i genitori di un figlio con il disturbo in parola devono saper rispettivamente affrontare, compiere e donare.

“Provare a capire Leonardo (nome di fantasia) – afferma Francesco – non è stato imparare qualcosa di nuovo, ma disimparare ciò che credevo di sapere. Il tempo, con lui, non scorre: danza a ritmi cangianti. È un Tic, poi un Tac, ma mai un Tic-Tac. Gli specchi si rifiutano di riflettere, perché non basta guardare per vedere. Eppure, nel suo sorriso, così poco di questo mondo, c’è un invito muto che ti chiede solo di esserci, anche se senza parole. Leonardo non parla i nostri discorsi, ma ascolta con la pelle, respira con gli occhi, abita il presente come fosse l’unica dimensione possibile. Non cerca di adattarsi al mondo: è il mondo che deve imparare a rallentare, a sentire il profumo di una carezza, a fermarsi nella stasi di guancia contro guancia. E allora capisci: tra Inizio e Fine c’è un universo intero. E lui, in quell’universo, c’è. C’è davvero”.