Ci ha lasciato Papa Francesco!
ROMA – La notizia della morte di Papa Francesco è stata annunciata stamane dal cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrell – ossia dal cardinale che presiede la Camera Apostolica, preposto ad accertare ufficialmente la morte del Pontefice, a curare e amministrare i beni e i diritti temporali della Santa Sede durante la fase vacante nonché ad assicurare, durante il Conclave, la massima riservatezza delle operazioni di voto del nuovo Pontefice – e, inevitabilmente, in pochissimi minuti ha finito per catalizzare, calamitare, in modo pressoché esclusivo, l’attenzione di tutti i mezzi di informazione, al punto da stravolgere e far saltare ogni palinsesto, tutte le scalette di programmi già previsti ed eventi vari, non solo per la giornata di oggi ma anche per i giorni a seguire. Così come si sono susseguiti, a ritmo vertiginoso, i messaggi di cordoglio da parte dei leader politici di tutto il mondo, mentre immediatamente una folla di fedeli, tra cui molti accorsi a Roma nell’anno della celebrazione del Giubileo, si è radunata in preghiera in piazza San Pietro, in un silenzio surreale, in un’atmosfera onirica, rotta e attraversata soltanto dalle campane della basilica, che hanno suonato in segno di lutto e per rendere omaggio al Pontefice deceduto.
A proposito del Giubileo in corso è prevedibile che la morte del Papa, il conseguente periodo di Sede Vacante e l’elezione del nuovo Pontefice potrebbero comportare la modifica o la cancellazione di alcune attività già calendarizzate e, sicuramente, alcuni appuntamenti non potranno contare sulla presenza dell’autorità più alta della Chiesa.
In un momento di forte commozione, di chiaro coinvolgimento emozionale anche per chi ha una visione laica della vita, provare a delineare i tratti distintivi del pontificato di Papa Francesco, a cogliere gli aspetti più caratteristici della sua Chiesa e gli effetti originati, risulta, almeno per chi non è un vaticanista, sicuramente difficile; anche perché normalmente è la storia, lo studio e l’analisi delle vicende passate, che ci consente, in modo lucido ed emotivamente distaccato, di valutare a pieno l’effettiva portata del mandato, della missione di chi ha segnato ed eventualmente continuerà a segnare, in ragione del ruolo ricoperto ed esercitato, una o più fasi della storia dell’umanità.
Intanto, però, alcuni elementi già connotano, oggettivamente, lo scomparso Vescovo di Roma, argentino di origini piemontesi, nato 88 anni fa ed eletto Pontefice il 13 marzo 2013.
È stato, infatti, il primo Papa:
- a chiamarsi Francesco, in onore al “poverello di Assisi”, fatto questo da molti interpretato come un primo segnale al mondo cattolico, fors’anche come un gesto di rottura con la tradizione temporale;
- di origine latino-americana;
- appartenente all’ordine dei Gesuiti;
- a “convivere” con un altro Papa, il Papa Emerito Benedetto XVI, dimessosi dal soglio pontificio il 28 febbraio 2013 e scomparso il 31 dicembre 2022.
Con la morte di Papa Francesco la Chiesa entra quindi in una fase di transizione, che porterà, dopo le ritualità che precedono e seguono la celebrazione dei suoi funerali e fino alla sua sepoltura, alla riunione del Conclave nella Cappella Sistina, in cui i cardinali con meno di 80 anni si ritireranno per eleggere il nuovo Pontefice.
Soffermandoci sull’operato di Papa Francesco, molti sono stati gli elementi distinguenti lo stesso, dall’apertura ai divorziati e agli omosessuali, alle sollecitazioni per una maggiore attenzione nei confronti di unioni civili e coppie di fatto, dalla valorizzazione delle donne, alle procedure per prevenire e contrastare il fenomeno degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica, dalle riforme della Curia, dello IOR e del codice penale vaticano, agli appelli per la lotta al cambiamento climatico.
Ma come si diceva prima, tali azioni, compresi i tentavi di riforma, necessitano di tempi più lunghi e meno condizionati dall’urto emotivo che genera la morte per valutarne l’efficacia in termini di portata ed effetti, per capire quanto profondo sia stato il segno lasciato nella Chiesa: sarà come al solito la storia a dirci se ce l’avrà fatta, a dirci se del suo esempio e della sua testimonianza rimarranno tracce perpetue.
Su una cosa, però, si ritiene che tutti siano d’accordo: Papa Francesco ha sempre cercato di rendere più popolare la sua Chiesa, di avvicinare la vita della sua Chiesa alle persone comuni, in particolare alle persone fragili, deboli e, su tutte, alle persone povere, agli ultimi tra gli ultimi, predicando l’importanza di prendersene cura.
Ed è proprio pensando ai poveri che sceglie il nome di Francesco, per l’appunto il nome del poverello d’Assisi, un rivoluzionario dei suoi tempi, nella speranza di poterne seguire le orme. Significativa, in tal senso, la frase pronunciata in uno dei suoi interventi «Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di povertà, uomo di pace».
E anche per questo è stato definito il “Papa della gente”, il “Papa del popolo”.
Una parola, inoltre, ha fortemente caratterizzato la sua missione: “Speranza”.
Non è un caso che abbia scelto “Pellegrini di speranza” quale motto del Giubileo 2025, la Speranza ossia una virtù che, come ha avuto modo di affermare, non è un’illusione, ma una forza che nasce dall’amore di Dio, che si nutre della fede e della carità e che deve orientare la vita cristiana, in particolare in una fase, come quella che viviamo, purtroppo segnata da conflitti, povertà e ingiustizie.
Emblematiche, in tale direzione, alcune delle parole scritte da Papa Francesco in vista dell’anno giubilare: «Dobbiamo (…) fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante».