“Accessibilità”, una sfida presente e futura del Paese

ROMA – Con il termine “accessibilità” si intende, ordinariamente, la facoltà o la possibilità di accedere a un luogo o a una risorsa. Spesso, però, siamo portati ad associare tale termine al concetto di “barriera architettonica” –

e quindi a qualsiasi limitazione/ostacolo che impedisca o riduca, a una persona con totale o parziale deficit motorio e/o sensoriale, di raggiungere e accedere a uno spazio fisico in condizioni di sicurezza e autonomia – trascurando che l’accessibilità è anche di tipo digitale.

Con l’accessibilità digitale ci si riferisce alla possibilità/facoltà di accedere a siti web, ad applicazioni mobili, a documenti e altri contenuti digitali da parte di tutte le persone, incluse quelle con disabilità.

L’accessibilità digitale è dunque parimenti fondamentale per la creazione di una società inclusiva perché, in un mondo sempre più connesso, è diretta a garantire che ogni cittadino abbia pari accesso ai servizi pubblici e possa partecipare pienamente alla vita civica. E non è un caso che di essa si occupi, all’interno delle pubbliche amministrazioni, una specifica figura che è quella del Responsabile della Transizione Digitale (RTD), la cui mission essenziale è proprio quella di promuovere la cultura dell’accessibilità digitale sul presupposto che tale forma di accessibilità comporta inclusione sociale e uguaglianza, miglioramento dell’efficienza attraverso la riduzione delle interazioni fisiche e la semplificazione dei processi burocratici, risparmio di risorse, miglioramento dell’immagine della PA e adeguamento alle vigenti normative.

Per dare anche solo l’idea di quanto l’accessibilità sia un tema di centrale e attuale importanza, alcuni numeri forniscono una sia pure compendiosa chiave di lettura: in Italia sono circa 13 milioni le persone con disabilità (il 22% della popolazione), di cui 3 milioni in condizioni di grave disabilità, mentre sono il 27% le scuole che non dispongono di postazioni adatte a studenti con una qualche forma di disabilità, che rappresentano il 4,1% del totale degli studenti.

L’accessibilità è dunque abbattere barriere architettoniche e digitali, con le prime, che riguardano l’accesso alle strutture, che si vedono e con le seconde, che concernono la comunicazione e l’accesso alle informazioni, che si vedono solo a volte.

E sono proprio le barriere invisibili quelle più difficili da abbattere, richiedendo delle tecnologie assistive, valutazioni dell’accessibilità in tutte le fasi di realizzazione di un progetto perché è fondamentale conoscere in che modo e quando la barriera può manifestarsi.

In tale prospettiva, la contestualizzazione di sistemi di intelligenza artificiale sicuri, affidabili ed etici nel campo della disabilità potrebbe rivoluzionare l’accessibilità, come nel caso di utilizzo di meccanismi che consentano di ottenere informazioni da un documento o da un sito web, anche se non perfettamente accessibile.

Insomma, una sfida, quella dell’accessibilità, presente e futura del nostro Paese, tesa anche a colmare i ritardi che si sono affastellati nel tempo, rispetto alla quale un ruolo cruciale possono giocarlo i fondi strutturali europei. Questi fondi, infatti, come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), mirano a ridurre le disparità economiche e sociali tra le regioni europee e finanziano progetti diretti anche a migliorare l’accessibilità in vari settori e la promozione dell’inclusione delle persone con disabilità, affinché abbiano pari possibilità di accesso a servizi e opportunità.

Ma anche il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) include misure per migliorare l’accessibilità, in particolare per quanto riguarda i servizi pubblici digitali e la fruizione del patrimonio culturale. Con tale strumento sono pertanto finanziabili investimenti diretti a rendere siti web, app e luoghi della cultura (musei, archivi, biblioteche, ecc.) più accessibili/fruibili a tutti, promuovendo l’uso di tecnologie innovative e la formazione sull’accessibilità, nonché implementando tecnologie assistive.

Insomma, i fondi strutturali europei sono strumenti fondamentali per promuovere l’accessibilità delle persone con disabilità, sostenendo progetti in vari settori e l’adozione di standard di accessibilità; tutto questo è estremamente importante perché se è vero che accessibilità è sicuramente sinonimo di inclusione, è altresì vero che essa costituisce per la PA una delle espressioni più chiare di imparzialità e trasparenza.