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Decaro: «Sindaco è mestiere più bello»

Decaro: «Sindaco è mestiere più bello»

Lo scrive il presidente dell’Anci Antonio Decaro, in una lettera al Corriere della Sera

di Redazione

ROMA - Il presidente dell’Anci Antonio Decaro, in una lettera al Corriere della Sera, ha scritto: «In Italia sta avvenendo un fenomeno strano. In tanti comuni, piccoli e grandi, i cittadini, le associazioni, i partiti sono alla disperata ricerca di qualcuno che voglia candidarsi a sindaco. Il candidato sindaco, esemplare un tempo molto diffuso, pare sia a rischio estinzione. Però, se consideriamo gli ultimi fatti di cronaca, come quello che ha riguardato la collega sindaca di Crema Stefania Bonaldi, come potremmo biasimare chi, in questi giorni, rifugge anche alla idea di una possibile candidatura? Io, però, non voglio arrendermi e, da rappresentante di tutti i sindaci italiani, ho pensato di scrivere ai non-candidati».

IL COMMENTO - «So bene il perché non volete candidarvi – aggiunge -. Non volete farlo perché qualsiasi cosa accada nel vostro Comune sarà vostra responsabilità. Ogni volta che proverete a pedonalizzare anche solo un isolato stradale, vi troverete a lottare contro la burocrazia dell’adempimento formale che vi farà perdere tempo, pazienza e buon umore».

LA PAURA - «Non volete candidarvi perché vi hanno detto che ogni firma che metterete in calce a un provvedimento è un potenziale avviso di garanzia per il reato di abuso, così come le firme non messe potrebbero avere lo stesso effetto per il reato di omissione. E si sa, un avviso di garanzia, con la conseguente gogna mediatica, fa perdere la serenità per mesi, spesso anni – prosegue il sindaco di Bari -. Non volete candidarvi perché vi hanno detto che per i cittadini se un ospedale non funziona, se aumentano gli scippi, se la gente getta i rifiuti per strada, se piove, se fa troppo caldo, se la squadra cittadina retrocede è sempre e solo colpa del sindaco. Bene, tutto quello che vi hanno detto è vero. Tragicamente vero. Ma io che faccio il sindaco della mia città da sette anni posso dirvi che a questo racconto a senso unico, manca qualcosa. Qualcosa che non è scritto nel testo unico sugli enti locali, né nei i trattati di politica o di pubblica amministrazione. Manca quello che si prova indossando la fascia tricolore. Quello che si prova quando un bambino, durante la recita di Natale, si avvicinerà per chiedervi di parlare con Babbo Natale per avere una giostrina nel parco sotto casa sua, quando una ragazza si rifugerà nell’ufficio del sindaco per chiedergli di intercedere con i suoi genitori che l’hanno allontanata perché lei ama una donna».

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