ROMA - "La legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale (L. 23 dicembre 1978, n. 833) stabilisce che per poter avere un medico di base è necessario avere la residenza. Ma in Italia, quando una persona diventa così povera da non potersi più permettere di pagare un affitto o un mutuo finisce in strada. E una volta in strada perde anche la residenza, viene cancellata dall'anagrafe del Comune e perde tanti diritti, tra cui appunto quello di avere un medico. E' necessario intervenire per modificare questa legge e consentire anche alle persone senza fissa dimora di poter avere il medico di base".
L’INIZIATIVA - A sottolinearlo con forza è Antonio Mumolo, presidente dell'organizzazione di volontariato 'Avvocato di strada', nel corso dell'incontro online 'Avrò cura di te - Una legge per dare un medico di base alle persone senza dimora' organizzato da Agorà democratiche del Partito democratico. Al momento alla Camera e al Senato è stata depositata una proposta di legge in questo senso che vede come primi firmatari la senatrice Monica Cirinnà e il deputato Luca Rizzo Nervo.
IL COMMENTO -"In Italia si contano 60.000 persone senza fissa dimora e dal punto di vista dell'assistenza c'è una situazione a macchia di leopardo. In Emilia Romagna e Puglia, per esempio, sono state approvate delle leggi regionali che consentono a queste persone di avere il medico di base ma pensiamo che sia giusto intervenire con una legge nazionale che restituisca il diritto alla cura a livello nazionale", evidenzia Mumolo che ormai da oltre 10 anni porta avanti una battaglia sul tema. "Il Covid ci ha insegnato che il diritto alla salute è un diritto collettivo ed è interesse della collettività che tutti possano curarsi. I senza fissa dimora oggi non hanno nemmeno la possibilità di effettuare tamponi né di vaccinarsi- continua Mumolo- Per questo serve una legge. Si tratta di una misura di civiltà che riguarda tutti, di vicinanza dello Stato nei confronti dei più deboli e di riduzione delle disuguaglianze. La sanità non deve essere per censo. Il medico per queste persone è una porta verso l'uscita dalla strada e bisogna ricordare che tutelare i diritti dei più deboli vuol dire tutelare i diritti di tutti noi".
FONTE: Agenzia Dire
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